martedì 24 ottobre 2017

dream #76


Sono in una stanza insieme a una ragazza e lei mi sta ordinando di fare alcune cose. Sono nudo e in ginocchio e ho il cazzo duro. Lei prende un frustino di pelle e inizia a colpire ritmicamente la punto rossa e gonfia del mio pene. Poi si siede e accavalla le gambe, ha degli stivali neri, comincio a leccarglieli mentre si rolla una sigaretta di tabacco – qualcuno bussa alla finestra, mi alzo e vado a controllare, è Lynn, sono sorpreso di vederla, mi dirigo verso la porta e la apro, lei entra, dicendomi che è arrivata in anticipo, nella stanza ci sono solo io, completamente vestito – cammino per una strada vicino alla casa di mia madre, c’è un albero con dei lunghi fili elastici attaccati ai rami, li afferro e inizio a saltare, sempre più in alto, arriva mia sorella, mi fermo e la saluto, poi entriamo in un negozio, lei si mette a parlare con alcune ragazze, io rimango seduto da una parte in silenzio, poi usciamo, le domando se è incinta, un poco, dice lei, sorridendomi – sono in un treno, sto tornando da un concerto dove sono stato con mia madre, abbiamo bevuto birra e ascoltato un ottimo gruppo musicale, fuori dai finestrini appaiono improvvisamente i palazzi e gli edifici di una città sconosciuta, mi addormento, poi sento qualcuno che mi scuote la spalla, è Alessio, è seduto davanti a me e mi dice che dobbiamo scendere, quando siamo fuori dal treno mi accorgo che non è la stazione giusta ma non sembra avere importanza – sono per strada e c’è un uomo bengalese che sta correndo mentre un altro lo insegue urlando di fermarlo, riesco a bloccarlo quando mi passa accanto e in mano ha un portafogli rubato, lui si mette a piangere dicendo che gli dispiace, ci raggiunge anche l’altro e cominciamo a camminare insieme, ci fermiamo davanti a un albero e uno di loro tira fuori da dietro il tronco un fucile e una pistola finti, me li fanno vedere e mi viene da ridere, poi quello che avevo fermato mi dice che il portafogli era il mio, mi metto una mano nella tasca posteriore dei pantaloni ed è vuota – continuiamo a camminare lungo strade diverse, li sto seguendo perché vogliono farmi conoscere il loro capo, arriviamo davanti a una serranda abbassata, bussano, qualcuno la apre, entriamo, c’è un uomo con i baffi seduto su una poltrona, una giovane ragazza orientale inginocchiata al suo fianco, lui mi fa cenno di accomodarmi su un divano, mi dice il suo nome, poi inizia a parlare senza emettere alcun suono.     

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