Traslochi
e spostamenti, gli scatoloni di cartone pieni di oggetti, i disegni e le
fotografie, i vecchi mobili, Carl parlava senza fermarsi un attimo, discuteva,
rideva, dava indicazioni, inventava storie e dialoghi, costruiva sceneggiature
anfetaminiche e improvvisava ruoli eccentrici, alimentati da eccessi di
dopamina. Pam divideva lo spazio dentro
al furgone secondo logiche razionali e simmetriche e ogni cosa si incastrava in
geometrie liquide e tridimensionali come le immagini di un fuoco elettronico,
su una delle pareti della nuova casa, i cui bagliori lisergici si riflettevano
in cornici di metallo nero, la moquette sul pavimento, morbida e rassicurante,
i cuscini orientali e il tavolino di legno basso e consumato, qualche
misterioso decoratore di interni doveva aver spiato i sogni dello scrittore e
rubato i suoi arredamenti onirici e nuove pagine bianche in un diario dove
segnare gli orgasmi dati e quelli ricevuti, i passi incerti di una
disintossicazione alcolica e quelli bizzarri di una dipendenza sessuale e le
sedie per il bondage fabbricate dal padre di Rebbecca, chiuse in qualche oscura
stanza dei giochi, lo scrittore poteva solo prendere nota di tutti gli eventi e
segnare punti su una immaginaria linea temporale e tracciare segmenti narrativi
che andassero a formare storie e trame, c’erano corde di luce a collegare i
corpi fra di loro e racconti che il giorno poteva mutare a seconda dello
spostamento delle nuvole nell’aria, le gocce di pioggia che punteggiavano la finestra
in una grammatica di distorsioni visive, bastava guardarci dentro per
intravedere l’origine stessa di un temporale, i corvi si alzavano e si posavano
in stormi dalle grottesche forme, disegni in movimento dai pendii verdi delle
colline verso il cielo grigio, la camera delle punizioni era ancora da
sistemare, gli anelli di costrizione, l’energia bianca che tornava a pulsare,
il desiderio del controllo e i vecchi manoscritti sparsi su un tavolo, le
candele che qualche mano accendeva, le lunghe dita che sussurravano ricordi, le
voci che ancora parlavano oltre le barriere del sonno e le strade della mia
città dove mi ritrovavo a camminare una volta superate le frontiere della
notte, i soliti rancori, la rabbia improvvisa, i copioni recitati per tutta una
vita, i muri sembravano muoversi, qualcuno si puliva il culo con teoremi e
dimostrazioni euclidee, le mele stilizzate su una tovaglia di plastica, il
leggero dondolio della mia testa, il vuoto dietro alle spalle, continuavamo a
parlarci in silenzio perché gli uccelli del paradiso potessero ancora volare.
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freewheelin' #82
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