Avevamo comprato due bottiglie di rosso e poi
eravamo saliti su casa di Matteo e lui aveva preparato alcune piadine mentre io
avevo stappato la prima boccia. Parlavamo e la madre di Matteo continuava a
telefonare, facendolo innervosire, senza che lui le rispondesse e Maria cercava
di spiegargli le preoccupazioni di una donna anziana nei confronti del figlio e
lui le diceva che un conto è preoccuparsi e un altro è rompere i coglioni in
continuazione e che i confini tra paranoia e amore materno ad una certa età
iniziavano a svanire, soprattutto se c’erano medicine e ansiolitici di mezzo,
soprattutto se una donna faceva diventare il proprio unico figlio il centro
della sua vita e tutto non era altro che una ossessione, una malattia, un’ansia
senza fine e i bicchieri si svuotavano velocemente e quando abbiamo aperto il Chianti
mi è salita una discreta pezza e mi sono andato a sdraiare sul letto e sentivo
Maria e Matteo che continuavano a discutere in cucina, poi sono venuti nella
camera dove stavo e Matteo si è messo a suonare la tastiera e a farci sentire
dei pezzi che aveva fatto ed era bello viaggiare con la mente tra quei suoni e
mi sono quasi addormentato mentre Maria mi accarezzava la schiena, era così
meraviglioso avere di nuovo una donna che provava amore per me, dimostrandolo
con baci, carezze e sorrisi e amavo il suo odore, amavo immergermi nel suo
collo e respirare il suo odore, era così buono e sensuale e mi faceva pensare a
qualcosa di luminoso e semplice e a volte ci guardavamo negli occhi e il dolore
sembrava svanire come i ricordi di un’altra vita ormai passata.
Maria ballava piano nella stanza, mentre Matteo
suonava, poi abbiamo ascoltato The power of love e lui ci ha detto che era una
delle canzoni preferite di suo padre e poi un pezzo di Elvis e io ho provato ad
imitare alcune sue mosse e allora ci siamo messi tutti a ridere, poi ho
abbracciato Maria e l’ho baciata sulle labbra.
Era così dolce sentirsi di nuovo felici.
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