Volti
di amiche nelle strade, oscurità e asfalto, le chiavi della casa ad Aphex,
Susanna e Alessio che mi aspettano in macchina mentre cerco di chiudere un
cancello, i corpi da sfiorare, quelli che non vogliono essere toccati, i
sussurri della violenza, le pulsioni interrotte, i punti che la pelle nasconde
come codici segreti di piacere, il gatto nella cucina che mi scivola fra le
dita, i passaggi morbidi e lenti, fra i sogni e gli stati di veglia, era sempre
lo stesso personaggio nelle sue varianti oniriche, qualcuno che poteva
percorrere i tempi e gli spazi alterati di ogni mondo possibile, tornare
indietro e perdersi nelle gallerie sotterranee di metropoli del futuro, avrei
accompagnato mio padre a bere birra fra i resti di edifici industriali
distrutti, accoglievo i presagi del buio come messaggi da interpretare,
bisognava smetterla con il pensiero e lasciarsi guidare da tutto ciò che la
ragione sembrava non comprendere, avremmo imparato di nuovo a conoscere la
vita, i suoi misteri e la sua essenza, i nomi che diamo alle cose non sono
altro che suoni che il vuoto disperde fra le foglie fruscianti degli alberi e
le scintille di splendore della luce d’inverno.
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