mercoledì 1 agosto 2018

Lavori di casa (2006)

Il sole entra dalla finestra. Le persiane sono spalancate. La musica dei Bluebeaters rimbalza sulle pareti. Il basso, soprattutto quello. La voce di Giuliano Palma è affascinante, calda e sensuale. Finisco di pulire il cesso, il lavandino e il bidé, poi passo lo straccio sul pavimento, completamente nudo, con addosso solo il mio pareo arancione, legato in vita. Poi mi guardo allo specchio, nella mia camera, i capelli sono troppo incolti, li dovrei tagliare. Anche la barba andrebbe sistemata. Mia madre e mia sorella se ne sono andate da qualche parte al mare. Ho una settimana di libertà a casa e questo significa fare come cazzo mi pare. E le stupide vocine interiori, quelle che ti ripetono di non perdere tempo, dopo appena poche ore si sono immediatamente ammutolite. Torno alla mia passione originaria: l’ozio. Il non fare un cazzo. Anche se casa la devo pulire lo stesso prima che mamma e Vale ritornino.

Il tempo che scorre.
Il sole che gira.
Le ombre che si allungano.

Mi metto al computer e mentre aspetto che tutti i miei possibili lavori trovino uno sbocco e mi permettano finalmente di andare a vivere da solo (e che il pavimento del bagno si asciughi) butto giù un paio di idee.
La prima è su una sceneggiatura porno che ho in mente da parecchi giorni. Più che una sceneggiatura è una storia, visto che nella pornografia non servono tutti quei dettagli delle normali sceneggiature. Basta inventarsi una situazione, trovare degli spunti e delle posizioni interessanti e poi il regista e gli attori penseranno a come svilupparle.
Seduto con il mio pareo legato basso, l’odore del mio corpo sudato (mi piace puzzare quando lavoro, mi dà un senso di fatica e impegno) inizio ad immergermi nella situazione porno. Ho trovato una piccola casa di produzione che sembra interessata a comprare delle storie. Non pagano tanto, ma è comunque un inizio.

Le ombre che si allungano
Il tempo che scorre.
Il sole che gira.

Lavorare, lavorare, lavorare. Certo, bisogna farlo. Ma se si trovasse un lavoro che realmente ci piacesse? O un modo per fregare il lavoro? La pornografia mi sembra una bella strada come quella del cinema o della scrittura. Iniziare, iniziare, poi da qualche parte si arriverà.
Mi alzo per andare a controllare se il pavimento del cesso è asciutto. Bene, cambio gli asciugamani e poi passo alla cucina. Intanto la mia storia porno staziona sul foglio bianco e digitale del computer. Sono arrivato alla parte bocchini. Diciamo uno dei miei cavalli di battaglia. Il bocchino, visivamente, è molto meglio della ripresa dell’atto sessuale. La bocca che si apre e prende il cazzo in bocca è quanto di più eccitante si possa vedere. Senza parlare di tutte le implicazioni estetiche causate dai giochi con la saliva o con la sborra. 
In cucina prendo un piatto tra quelli che ho nel lavandino e inizio a lavarlo. Mi bagno un po' i capelli, sono unti, dovrei farmi uno shampoo. Ripenso alle ultime cene e a come l’altra notte abbia fatto le quattro di mattina, a come i gabbiani volteggiavano nel cielo, a quanto perdio stavo fatto e a come i miei polmoni implorassero pietà.
Continuo poi con le pentole, le sgrasso per bene e cazzo una bella scena sadomaso ce la infilo lo stesso pure in questa storia e la mano che gratta il fondo della pentola perché sto cazzo di grasso è difficile da mandare via e quando avrò una casa tutta mia e poi anche una donna che lo mette al culo ad un uomo ci potrebbe stare bene e ha ragione mia madre che quando stai da solo ti fai il culo tutti i giorni perché devi lavare casa e fare i piatti e fare il bucato (il bucato? cazzo devo ancora caricare la lavatrice) e anche sai che ti dico il protagonista lo faccio sborrare sui piedi della donna così c’è pure un po' di feticismo e tutti sono più contenti.
Metto i piatti e le pentole ad asciugare e torno al computer. Scrivo le idee che mi sono venute in testa, poi salvo e spengo. Vado di nuovo in bagno a caricare la lavatrice, poi finalmente decido di lavarmi (ho fatto tutto? mi pare di si) apro il frigo e mi sparo un succo di frutta alla pesca e mi mangio un paio di albicocche. Poi mi metto il costume, chiamo un paio di persone, mi dicono che hanno da fare. Guardo la mia agendina telefonica. Inesorabilmente vuota. Pazienza. Scendo e monto in macchina e me ne vado in piscina. Rimango il pomeriggio a bere birra e a sentire musica. Poi sono di nuovo a casa, bella pulita, ho fatto il mio dovere, che bravo ragazzo che sono. Mi compro una pizza per cena che non mi va di cucinare (e di sporcare) e poi inizio a fumare canne a manetta, verso mezzanotte non capisco più un cazzo. Chiudo tutte le luci ed è meglio non sapere cosa succederà.

Le ombre muoiono.
Il sole scompare.
Il tempo si ferma.

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