martedì 30 ottobre 2018

Artist Valley #11

Ero steso per terra, sporco e vestito male, Michael era vicino a me e cantava a bassa voce canzoni ancestrali, c’era una dolcezza in quei suoni, la voce di un padre e quella di un antico maestro e mangiavamo da ciotole di terracotta: mais, carne e frutta, c’erano vibrazioni dorate nell’aria e dall’apertura centrale del teepee nel quale eravamo seduti scendevano obliqui i raggi del sole, frammenti di splendore che le nuvole lasciavano passare per poi sciogliersi in pioggia e fruscii d’acqua come melodie di primavera, mi guardavo le mani ed erano piene di piccole ferite e la pelle sembrava leggermente più scura e morbida, non possedevo nulla, ero libero da qualsiasi illusione e aspettativa, ero in uno stato di purezza assoluta e Tom è entrato dalla piccola porta di legno, lasciandola aperta e di fuori gli alberi si muovevano in colori nuovi e trascendenti le cui sfumature appartenevano solamente ai sogni o a quel mondo di meraviglia, mistero e stupore, il Nagual, che si manifesta oltre la soglia delle nostre normali percezioni, sono uscito e ho camminato nella realtà e ogni cosa era viva e la potevo sentire all’interno del mio stesso essere, ogni filo d’erba, ogni foglia, gli insetti, le cortecce, la terra, i rami e ogni manifestazione dell’esistenza era unita da pellicole di luminosa trasparenza, ero sbalordito e incapace di esprimere razionalmente la bellezza da cui ero circondato e di cui facevo parte, Michael mi ha raggiunto, dicendomi che il temazcal era pronto, ho guardato all’interno dei suoi occhi, c’erano oceani di azzurro splendore in iridi di gioia e umana comprensione. 




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