venerdì 25 novembre 2016

Tan y Graig #1



Luce bianca e i contorni sfuocati delle montagne, un mare velato dove finisce lo sguardo, le mie mani che diventano azzurre, ricoperte da frammenti di ardesia bagnata, le gocce di sudore sulla fronte come diademi di fatica, la maglietta fradicia, una casa piena di antichi oggetti, i libri scritti in tedesco, un enorme apparecchio per ingrandire le fotografie, il silenzio della notte e le lenzuola pulite, i fiori violacei, gli stami conici, una busta di plastica piena di funghi essiccati, una poltrona sformata su cui sedersi ad osservare il proprio passato, cosa rimaneva, per l’ennesima volta, di tutte le parole che avevi detto? Degli sguardi e degli incontri? Cosa rimaneva dei giorni e delle notti, del buio e del suo splendore? Nulla, assolutamente nulla. Il tuo cuore continuava a battere, l’aria a entrare ed uscire, ti abbandonavi alle solite malinconie, volti e corpi diversi, quello che faceva più male era dentro di te, avevi aperto quella porta ed era stato un errore, la musica era una melodia soffusa, ti eri tirato fuori da tutto quanto, l’indifferenza era un gioco crudele, l’amore solo una cicatrice più profonda delle altre.

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