mercoledì 22 febbraio 2017

Babylon #1



Alterazioni emotive e crolli delle inibizioni, frammenti di piacere che si sciolgono fra le luci psichedeliche proiettate su una parete, il volto di Rebbecca così vicino e le labbra dello scrittore che si posano sulle sue, tutti i baci rubati e quelli dati per la prima volta, il doppio di Lynn che appare nella mattina, quando l’alba è  ancora nuda dietro i riflessi di una finestra e la musica continua a pulsare dalle enormi casse, Lynn e il suo doppio che camminano nella sala, con gli stessi movimenti del corpo e quel modo di fare così dolce, lo scrittore inizia a guardare la ragazza negli occhi e lei ricambia gli sguardi e si crea una connessione psichica e attraverso quei contatti visivi lo scrittore può guardarle dentro e quello che vede è meraviglioso e lei gioca sul pavimento, come fosse una bambina, le calze strappate all’altezza dell’inguine, le mutandine bianche tra le natiche, quando si piega in avanti e il suo culo è così invitante, i funghi magici in una scatola che la ragazza porta e che lo scrittore assume senza pensarci due volte, la realtà e il sogno cancellano le loro linee di confine, non ci sono frontiere all’interno della scatola cranica trasformata in una stanza dove ballare, il dj continua a modellare impulsi elettronici in musica, Mat mi fa un cenno con la testa, lo seguo, apre una bustina, lecca il dito, dice, mi infilo l’indice in bocca, poi lo metto nella bustina, polvere bianca appiccicata sul polpastrello, succhio, un po’ di speed, dice Mat, giusto per aumentare il movimento, bevo da un bicchiere di plastica, un sapore dolce e alcolico, gli abbracci con una donna dai capelli biondi, sento il suo respiro e i suoi seni contro il mio petto, sensazioni che irrompono improvvise nelle vene e nel sangue e sotto la pelle, i tuoi occhi sorridono, dice la donna, lo scrittore la bacia sulla guancia e poi si allontana, un fuoco arde in un bidone mentre le stelle sono ancora immerse nella loro splendente quiete e qualcuno parla e qualcuno ride e altre bustine e altre dita e altre sostanze, emmedì in gola, amaro, mentre scende e qualcosa diviene più leggero, i pensieri rallentano e la mente comincia a svuotarsi, le percezioni si modificano e diventano importanti ed essenziali le luci e i colori e i suoni e le emozioni, fluide e lente, che si espandono all’interno dei confini del corpo per poi oltrepassarli e perdersi negli spazi inventanti dall’immaginazione. Richie sta fumando nepalese e lo raggiungo, gli chiedo di passarmi la canna, mi siedo vicino a lui, sotto una grande tenda, è freddo, faccio un paio di tiri, poi mi alzo, vedo Rebbecca seduta su un divano, il cappuccio della felpa calato sugli occhi, la scrittrice si è allontanata per un attimo, c’è bisogno di distanze, a volte, anche da se stessi.

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