giovedì 2 febbraio 2017

Aberporth #5


Lo scrittore era seduto su un vecchio divano di finta pelle marrone e parlava con una donna sprofondata in una grande poltrona imbottita, c’erano immagini nella mente come altre versioni di sé stessi, gli avatar che camminavano in un mondo digitale, libero da regole morali e fisiche, potevamo indossare una maschera solamente per essere veri o perché volevamo interpretare la vita di qualcun altro? Le pareti erano rosa e c’erano gatti ovunque, alcuni di loro potevano creare connessioni psichiche e adagiarsi sui tappeti dei tuoi pensieri, le code che dondolavano nel vuoto azzurro, lo scrittore prendeva appunti sul quaderno nero e fuggiva i riflessi degli specchi, beveva caffè e sentiva un peso sul cuore, non sapeva se fossero le centinaia di canne e sigarette delle ultime settimane o la presenza di un amore perduto, perché c’erano ancora fantasmi nelle stanze con cui parlare o giocare a scacchi e un’inquadratura dall’alto di un bambino con le gambe incrociate su una moquette, il re e la regina, le torri e i pedoni, i loro movimenti sconosciuti e una mano esperta che dirigeva qui pezzi sulla scacchiera mentre il bambino li guardava e la luce del presente ancora non si era trasformata nei bagliori della memoria – Fuori dalla finestra il mare osservava la vita di chi non osava avvicinarlo ed era quieto, a volte, con le rocce distese che attendevano le sue carezze di spuma e sulla spiaggia c’era una ragazza che si muoveva come un delfino attraverso cerchi di fuoco che ruotavano intorno al suo corpo - Qualcuno si era chiesto se lo stessero inculando mentre camminava nel bosco ma era solo un ramo che spingeva contro le sue chiappe aperte, c’era il desiderio di quella penetrazione e gli alberi conoscevano bene le debolezze di chi possedeva delle gambe per non andare da nessuna parte, le vedevi cadere dal cielo le gocce di luminosa presenza che rendevano le ultime percezioni reali,  Maria cantava sottovoce nel bagno di una casa immersa nel giorno, i suoi capelli ancora bagnati, le dita dello scrittore che li accarezzavano, le aveva scattato una fotografia prima che qualcosa abbandonasse il suo cuore, carte da parati ormai logore e le pipe d’oppio, un libro di De Quincey poggiato sotto un posacenere ormai da svuotare, le domande della notte, le risposte inesistenti dell’alba.

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