martedì 18 luglio 2017

Cymru #14


Una bottiglia di gin vuota, sul tavolo, accanto a dei bicchieri silenziosi, in una mattina in cui il vento costringe i rami degli alberi a muoversi isterici e impazziti, il suono roco della tua voce mentre ti giri tra le lenzuola e c’è il corpo di Lynn e il peso concreto dei suoi respiri mentre ti sta abbracciando. Sono più chiari, adesso, gli errori del passato, anche se hai sperato che qualcosa fosse rimasto dentro di lei, qualcosa di quei giorni. Avevi costruito spazi di emozioni libere, luoghi immaginari da riempire con la propria essenza ed ora quelle sequenze temporali venivano montate una dietro l’altra e potevi osservare per intero il corso di una vita che avrebbe potuto essere possibile ma non lo era stata. Una voce ripeteva calma, dentro la tua testa, di dimenticare, di scordare ogni cosa e una lettera aperta su un tavolino di legno, le parole di un lontano amico sconosciuto, qualcuno che si ricordava di te e ti chiedeva di raggiungerlo, al di là dell’oceano, in una città di luce e alti palazzi di vetro e metallo, le centinaia di piccole finestre in cui gli uomini erano rinchiusi, seduti dietro minuscole scrivanie a svolgere i loro inutili lavori, lo sapevi bene cosa significava, eri stato anche tu uno di loro, ancora Lynn, ferma accanto alla sua bicicletta, mentre osservate un paesaggio di rara bellezza, ti dice che non voleva ferirti, che non voleva farti così male, le sue parole sono come sussurri, ti chiede cosa si prova a non avere più niente, nulla di tutto quello di cui anche lei aveva fatto parte, il lavoro, la casa, gli amici, cosa si prova? Le sorridi e le dici dolcemente che prima o poi sarebbe successo, che l’avresti fatto comunque, sei stata solo una scintilla, il resto è venuto da solo e non potevo più sottrarmi a questa scelta, in realtà non ho deciso nulla, ho solo seguito il compiersi degli eventi, era un altro quello che agiva, parlava e discuteva, soffriva e si arrabbiava, io rimanevo a guardarlo, seduto sotto un albero, in disparte, lo lasciavo fare, avrebbe capito, ad un certo punto, che quella non era la sua vera vita e mi avrebbe raggiunto, in questa quiete dorata, tra i riflessi dei minuti, adesso familiari, profondi e reali come i respiri del giorno. Ancora seduti a parlare, da qualche parte, in un sogno, ci incontreremo di nuovo solo in questi luoghi, lo senti ancora il vuoto dell’amore, proprio nel centro del tuo petto, allargarsi e restringersi, la sua testa appoggiata sopra, le tue dita fra i capelli, gli occhi chiusi, le immagini che scorrono e che finalmente lasci andar via.

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