Le fotografie della città, la luce che ne
sfumava linee e colori, le architetture di palazzi che l’immaginazione
costruiva. Gli archi, le torri, le stanze, gli uomini e le donne al loro
interno. Barbara mi chiede se può parlarmi in privato, solo per cinque minuti, ha
un abito nero con una specie di mantello dietro le spalle, la seguo dietro una
porta. Ci sono delle persone che stanno giocando a carte, sedute intorno a un
tavolo, una ragazza me ne mostra alcune, hanno dei disegni di strani oggetti e
apparecchi per le torture, li guardo affascinato, chiedendomi come funzioni il
gioco. Palline nere di hashish in una bustina di plastica. Poi per le strade
della città, lucenti e dorate. Incontro Maria, è insieme ad altre persone fuori
da un locale, ci mettiamo a parlare e lei mi racconta tante cose, poi vedo arrivare
Lynn, cammina verso di noi, cerco di non guardarla ma lei si avvicina e mi
saluta, come se avessimo un appuntamento, come se sapesse che mi avrebbe
trovato lì, sento un’ombra nel cuore, guardo Maria e il suo volto che si
oscura, provo a dirle qualcosa ma non trovo le parole, rimango immobile, in
silenzio, in bilico tra emozioni diverse, ho paura di cadere, nel ricordo improvviso
degli errori commessi. Poi una serie di scatti fotografici, questa città in
tutto il suo splendore. Un incidente automobilistico, sono in macchina con mio
padre e lui sta guidando, sbaglia una curva e usciamo fuori di strada, la
macchina si ferma sull’erba e noi siamo illesi. Camminiamo per una vallata e
arriviamo a una villa, parliamo con una donna, la seguiamo per delle stanze, è
notte, il misterioso sguardo di una bambina, gli inganni delle parole, le porte
che vengono aperte e in cui non dovremmo mai entrare.
lunedì 17 luglio 2017
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