lunedì 31 luglio 2017

dream #68


Scivolo su un pavimento nero, sulle ginocchia, evitando le persone che ho intorno. Ci sono luci ai lati e voci e finestre, oltre le quali la notte sembra svanire. Una visione desertica, colori caldi, tra il giallo, l’arancione e il marrone. Una duna che cerco di fotografare mentre osservo la riproduzione digitale di una scala cromatica onirica. Un uomo è alla guida di un bulldozer, alla mia destra, si ferma e tira con il naso una sostanza bianca, poi scende e mi dice qualcosa. Marco è in una stanza, stiamo parlando e mi chiede se posso prestargli dei soldi, gli dico che non ci sono problemi, sembra preoccupato e i suoi occhi sono tristi. Una donna mi conduce in una camera buia, perché oscure sono le sue azioni e i suoi desideri, le corde intorno ai miei polsi e i movimenti invisibili delle sue dita. Ci sono nuove città e architetture appena scoperte, i personaggi che appaiono per la prima volta nelle immagini proiettate in questo cinema misterioso e sotterraneo, i discorsi che vengono dimenticati perché la memoria non possa essere alterata, le ossessioni che il corpo ricorda e che trasforma in rituali feticistici, le stanze segrete e le domande che diventano risposte, gli ultimi respiri e gli arti pesanti come pietra, le pareti che invocano gli stadi finali dell’oblio, una luce che respira, un prisma brillante senza lati, un passo in avanti e un altro nel vuoto che tutto avvolge.

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