venerdì 25 agosto 2017

fotografia numero undici

La strada rifletteva le luci rossastre delle insegne verticali dei cinema, le persone camminavano lungo i marciapiedi e attendevano sguardi di intesa, c’erano miriadi di sostanze proibite da comprare, decine di stanze in cui rinchiudersi per trasformare l’oscurità in estasi. Le automobili scivolavano lente sull’asfalto e qualcuno mi aveva chiesto di scrivere un articolo su questa città, avevo preso la mia borsa e la custodia della macchina da scrivere e una stanza in affitto per una settimana. Dalla finestra al secondo piano osservavo un mondo di misteriose figure appoggiate agli angoli dei palazzi, di denti d’oro e fumo di sigarette, di posaceneri pieni e locali in cui sedersi su alti sgabelli e bere bicchieri di liquori e scambiare occhiate con donne dalle voci roche e le gambe accavallate.
Avevo ucciso uno scarafaggio sul pavimento di legno e preparato la siringa per una dose, poi tutto era diventato più lento e confortevole, avevo atteso e galleggiato, poi ero sceso per strada e avevo osservato il mondo dei riflessi sulle superfici, sempre più convinto che quella fosse la realtà e il resto solo un’illusione.

L’uomo alla porta chiede dei soldi, una mano glieli allunga, un sipario che si apre, un nero che suona la chitarra e l’armonica, gli occhiali scuri, il sussurro di una pistola nascosta sotto la giacca, ordiniamo da bere, io e la mia ombra, qualcuno mi sfiora con il suo gomito, un segnale, seguo la donna dietro una porta, una luce fioca, un tavolo, qualcuno che mi chiede cosa voglio, il fruscio delle calze, una mano che mi perquisisce, l’odore del desiderio, quello della paura.

Nessun commento:

Posta un commento

dream #143

  Su una spiaggia, in una località balneare, lungo le coste del Galles, ero da solo e mi sono tuffato nell’acqua, c’erano delle correnti che...