C’erano
dialoghi che andavano trascritti e forse rielaborati oppure lo scrittore
avrebbe potuto crearne di nuovi e cambiare le bocche che li pronunciavano e
inventare bizzarri personaggi per i palcoscenici psichici che prendevano vita
durante la notte. Le quattro mura di una cucina, i biscotti di burro e skunk e
le confezioni di birra appoggiate sul pavimento, la doppia descrizione di uno
stesso evento fatta da due persone distinte mentre le loro voci si
sovrapponevano creando una duplice visione nella mente.
Warren
era seduto su uno sgabello, davanti al bancone dell’Old Mill e Charlie Pepper
gli parlava del suo ultimo lavoro, lo scrittore ordinava una pinta di porter e
guardava le strane fotografie che riempivano le pareti del locale. C’erano
poesie e monologhi e appunti scritti nelle pagine di un libro nero e lui teneva
quel libro nascosto da qualche parte e la sua immaginazione lavorava su
possibili performance e rappresentazioni sceniche e sarebbero bastate poche
sedie e un tavolo e la luce dei riflettori puntata sul volto degli attori,
qualche bottiglia e le loro improvvisazioni, per renderle reali.
Il
fumo di una sigaretta invisibile stretta fra le dita nervose di una mano in
crisi di astinenza, le ricette mediche, la morfina liquida e le pasticche di Tramadol
e ancora delle ombre, sedute poco distanti, che tessevano oscure trame alle
spalle dello scrittore. C’erano delle persone dentro una stanza, bevevano vino
e parlavano e i loro discorsi alcolici divenivano sempre più disordinati. Le
lettere di mio padre, poche parole, il suo ultimo disco che ascoltavo nelle
mattine invernali. Le ore sospese e gli incontri con la memoria, come tornare
indietro, il modo in cui rivedere la propria esistenza, solo un semplice
testimone degli errori e delle esperienze vissute, ogni cosa sembrava sul punto
di ripetersi per poi cambiare impercettibilmente e in quelle minime differenze,
quelle continue variazioni, c’era la possibilità costante di scrivere qualcosa
di nuovo. Afferravamo ogni minuto e lo espandevamo negli anni passati,
camminavamo su quel crinale di tempo, albe e tramonti, echi di giovinezza,
promesse tradite, le rughe intorno agli occhi, lo sguardo dell’adolescenza e
tu, nuda in una vasca, che attendi i brividi della pelle e le carezze di una
mano che ti ami per quello che sei.
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