Solitarie notti per le strade di Lisbona, i pochi
lampioni che illuminavano squarci di finestre chiuse e balconi protetti da
bizzarre fantasie di metallo, ero ubriaco e l’asfalto sembrava curvare improvvisamente
sotto i miei piedi. La voce di una donna che urlava contro un uomo che l’aveva
abbandonata, i tossici nascosti nelle pietre dei muri, qualcuno raccontava
storie di addii e amori finiti, bisognava dimenticare tutto, dimenticare e
andarsene, allontanarsi dalla propria mente e da quello che la rendeva prigioniera,
questa è la mia mano? Mi fermo nel bel mezzo della strada, mi giro, l’ombra che
mi insegue ha gli occhi di un assassino.
Mi sono addormentato su una panchina verde, ancora
vestito, una bottiglia d’acqua poggiata vicino a una finestra, ero invecchiato
senza neanche accorgermene, scordavo strade e direzioni, lo scorrere dei
giorni, i miei capelli striati di bianco, i sogni in cui la notte mi
trascinava, i risvegli in cui nulla era come avevo creduto.
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