martedì 1 agosto 2017

fotografia numero dieci

Solitarie notti per le strade di Lisbona, i pochi lampioni che illuminavano squarci di finestre chiuse e balconi protetti da bizzarre fantasie di metallo, ero ubriaco e l’asfalto sembrava curvare improvvisamente sotto i miei piedi. La voce di una donna che urlava contro un uomo che l’aveva abbandonata, i tossici nascosti nelle pietre dei muri, qualcuno raccontava storie di addii e amori finiti, bisognava dimenticare tutto, dimenticare e andarsene, allontanarsi dalla propria mente e da quello che la rendeva prigioniera, questa è la mia mano? Mi fermo nel bel mezzo della strada, mi giro, l’ombra che mi insegue ha gli occhi di un assassino.


Mi sono addormentato su una panchina verde, ancora vestito, una bottiglia d’acqua poggiata vicino a una finestra, ero invecchiato senza neanche accorgermene, scordavo strade e direzioni, lo scorrere dei giorni, i miei capelli striati di bianco, i sogni in cui la notte mi trascinava, i risvegli in cui nulla era come avevo creduto.

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