sabato 22 dicembre 2018

Aberystwyth #8

La stanza aveva un odore stantio di sigarette, i posaceneri erano vuoti, testimoni assenti di notti insonni, i pacchetti ancora da scartare in fila su mobili di epoche passate, pareti rosa pallido con decorazioni settecentesche, le confezioni delle medicine e una bottiglia di vodka piena a metà, la porta misteriosa, al piano superiore, che nessuno aveva il coraggio di aprire, un uomo affacciato ad una finestra, l’inconsueto tempo trascorso fra una risposta e un’apparizione fisica in uno spiraglio di luce, la legna era disposta in scatoloni di cartone, nella parte posteriore della casa, i ciocchi erano tasselli di un puzzle mnemonico che le droghe cercavano sempre di scombinare, un matrimonio fallito, una carriera universitaria conclusasi fra formule chimiche alterate e leggi fisiche a cui nessuno era più interessato, stazioni radio crepitanti nella notte, studi televisivi invasi da incubi di rumore bianco, frequenze manomesse da sabotatori filmici, la poltrona sulla quale l’uomo rimaneva seduto a guardare uno schermo che pulsava di interferenze grigie e nere, piombo nei polmoni, metastasi elettroniche come ragni meccanici nel cervello, le storie scritte da dita tremanti, le fotografie di paesaggi astratti, le emulsioni in vasche di desideri sconosciuti, gli studenti  enteogeni stavano tornando ad invadere le aule di università abbandonate nella pioggia, risate rauche echeggiavano nei corridoi, lezioni di decadenza morale e sinestesia politica, siamo ingabbiati in un sogno contenuto in un sogno contenuto in un sogno, dove è la forma? Dove sono i dragoni e le farfalle? Urlava Sam mentre una infermiera lo inseguiva con una siringa d’argento in mano, nuvole azzurre lasciate ad asciugare su un orizzonte di cemento arancione, i giorni che sembravano smarrirsi nelle ipnosi sonore di temporali invisibili, le matite spezzate nelle albe di aule di scrittura creativa, sedie vuote dai contorni sfuocati, indagini esistenziali, le ragazze aspettano un invito per alzarsi e mostrarti le loro mutandine, saranno ancora gli inganni di questo mondo a lasciarci sospesi sui limiti di città senza più nome, ad ognuno la propria serie infinita di lettere spedite e ricevute, tutte le parole che finiremo insonni per dimenticare, tutte le pagine strappate e bruciate, ogni granello di polvere che vedremo danzare nel vuoto non sarà altro che l’inizio e la fine di un’ennesima poesia incompiuta.

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