venerdì 26 giugno 2020

Cigarrones #9

E poi, in qualche misteriosa maniera accade. E ti lasci alle spalle la musica e gli alcolici, le droghe e le schiene scintillanti di giovani ragazze sorridenti, non che abbia importanza, non che ne abbia mai avuta. E diminuiscono gli abbracci, si dissolvono gli sguardi e più di ogni altra cosa lasci svanire i pensieri e le parole, quelle degli altri, quelle che riecheggiano nella mente durante la notte, inutili sillabe, annose e irrisolte questioni amorose che, a dirla tutta, ne hai avute le palle piene di ascoltare e ascoltare e ascoltare ancora - guardi con ambizione lo zaino posato nella tenda e sai che le vene e il cuore e la pelle ti stanno dicendo di andartene, di cambiare scenario, volti&dialoghi, di rimontare le sequenze girate seguendo le tue anarchiche intuizioni - c’era un’anima costantemente denudata e portata alla luce nelle immagini che continuavi a catturare, i ricordi li guardavi sfumare negli ebbri tramonti di giornate di vino e gloria e le canzoni di Paul, i suoi discorsi e ogni progetto che non sarebbe mai stato realizzato perché l’obiettivo era distruggere il presente in una lunga, penetrante e sarcastica risata più che riempirlo di serie ininterrotte di stronzate ambulanti, come facevano gli altri, le vedevi le testevuote vagare nei loro sogni allucinogenici, ognuna di loro si era creata una propria realtà a forma di trappola che cercava di mostrare agli altri nella speranza di una Visione Comune che non sarebbe mai arrivata - c’erano solo rovine nelle profondità di queste animemorte e bagliori lontani di speranze perdute - Glenn si era inginocchiato davanti a me, in una notturna e psicotica scena evangelica, io redentore ubriacone, lui peccatore lisergico, qualcuno avrebbe dovuto filmarci, forse un regista tossicomane, un povero e strampalato commentatore di nubi, figure mistiche nel cielo, disordini comportamentali e dipendenze - fottute dipendenze ovunque.

Un occhio scientifico sull’inferno travestito da paradiso, trucchi e illusioni, ci pensava la chimica a fregarci, i coglioni me li tenevo al sicuro nelle mutande che avevo smesso di portare, un sorriso alla luna, una fuga imminente, questioni di giorni - sussurrava un uomo chino sui disastri della propria esistenza.


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