martedì 4 maggio 2021

Orgiva #35

I soldi continuavano ad arrivare, pezzi di case vendute a sconosciuti, eredità familiari, erano quasi cinque anni che avevo lasciato il mio lavoro come insegnante di italiano e da allora non avevo guadagnato più niente, non in termini monetari per intendersi, avevo scambiato energia e pazienza per un posto dove vivere e per il cibo, non che le dinamiche con la gente che avevo conosciuto fossero state tanto diverse da quelle delle teste di cazzo che mi ero ritrovato in ufficio, c’era sempre qualcuno che godeva nel dirti cosa fare e soprattutto come, il denaro non c’entrava, questo era chiaro, erano i giochi di potere quelli che interessavano alle persone.


Era difficile stare ad ascoltare John quando parlava ed era ubriaco, cioè tutte le volte che lo avevo incontrato, tendeva a biascicare le parole e a urlare e a raccontare cose che non capivo e credo che in passato avesse avuto una lunga dipendenza dall’eroina ed era venuto a Orgiva per disintossicarsi, chissà quando (e quale posto peggiore, pensavo dentro di me) e al momento viveva in una baracca e si vestiva come uno skinhead e i suoi occhi erano di una tristezza devastante e liquidi e anche se gridava le sue opinioni quasi mai nessuno le stava ad ascoltare, nel teatro alcolico che era il patio del Metal Bar.


C’era una scelta morale che questo periodo di pandemia stava insinuando nel mio cuore, se isolarmi definitivamente o se continuare a sperare che le persone che avevo intorno riuscissero a capirmi e ad accettarmi nella maniera in cui ero fatto, senza domande, senza aspettative, senza nessuna richiesta e c’era un’altra decisione che sentivo di dover prendere, che mi sembrava più simile a un atto di fede e cioè quella di condividere ogni cosa che possedevo e di smetterla di pensare ai soldi e vedere dove sarei arrivato, senza piani, senza protezioni, era questa la caduta che sempre avevo voluto, non per ferirmi, ma per farla finita una volta per tutte con gli appigli delle illusioni, dei desideri, delle fantasie. Volevo vedere dove sarei arrivato in questo modo, senza paura, senza aggrapparmi più a nulla, specialmente a tutto quello che aveva fatto parte della mia vita passata e avevo lasciato andar via e sembrava tornare solo per inquietarmi nuovamente.


Offro una birra a John, chiudo gli occhi, il sole si posa sulle mie palpebre, sorrido senza motivo, la felicità può essere un bacio fatto di luce e nessun pensiero.


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