lunedì 24 maggio 2021

Orgiva #41

 Ero stato al telefono con Marco per quasi due ore ed era più di un anno che non ci  sentivamo e mi ha raccontato del lockdown a Roma e dei suoi figli, delle strade e dei musei vuoti, del lavoro scomparso, del nostro alcolismo e della nostra giovinezza e c’era una luce quieta nella stanza in cui mi trovavo e poi abbiamo finito di parlare e fuori dalla finestra, nella piazza, c’era Sara seduta a un tavolo accanto a un altro uomo e cercavo di immaginarli mentre scopavano, cercavo di rendere reale al mio cuore e al mio cazzo quella intimità che avevo condiviso con lei e che ora non mi apparteneva più. Cercavo nel fondo della mia anima un antico dolore, una tortuosa sofferenza e non l’ho trovata e non mi è venuto da piangere e allora sono sceso in piazza anche io, un’entrata in scena inaspettata, un ritorno improvviso al teatro della vita dal quale mi ero allontanato per qualche tempo e mi sono avvicinato al tavolino dove l’altro uomo stava ora parlando con una donna che pensavo di conoscere e che invece era solo una perfetta sconosciuta, l’altro uomo mi ha salutato con una stretta di mano e mi ha sorriso e anche io gli ho sorriso e mi ha invitato a sedermi e mi sono seduto e abbiamo bevuto una birra e abbiamo chiacchierato e non ho provato nessuna gelosia, nessuna paura e la luce del giorno era meravigliosa e ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovato in un luogo sospeso e familiare, senza sapere come ci fossi arrivato ed erano i giorni e le ore di una vita che non avrei mai creduto possibile ed era qui, intorno e dentro di me, in desideri oscuri e frementi come le tue mani, di notte, che hanno iniziato ad accarezzarmi, a sfiorarmi i capezzoli, a tirarli, mentre respiravo il tuo odore e sentivo la tua pelle così vicina e il cazzo mi è diventato duro mentre sapevo bene che non potevo baciarti, che non avrei potuto scoparti e questa frustrazione, questa consapevolezza arrivava fino alle profondità proibite del mio corpo, facendolo tremare, erano settimane che non mi toccavi, che non mi desideravi e così ho cominciato a gemere e mi sarei perduto completamente in te, in tutto l’amore che avrei potuto darti, in tutta la bellezza che ho rifiutato di possedere, se solo mi avessi sussurrato di volermi, perché è nella libertà di una totale sottomissione al tuo esistere quello che vorrei donarti, perché i tuoi sorrisi risplendano al mattino e i tuoi occhi brillino di una gioia che non sia solo il riflesso della mia.

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