lunedì 3 maggio 2021

Orgiva #34

 Odore di artemisia, di cespugli bagnati e del fumo dei fuochi che in lontananza si alzava dai campi intorno a Cigarrones, i piloni dell’alta tensione sui fianchi di colline silenziose come totem alieni di divinità elettriche, i cavi tesi nel vuoto, a collegare un’umanità che aveva dimenticato i misteri delle proprie origini, una roccia sulla quale sedersi a scrivere e il profumo della legna bruciata e i ricordi dell’autunno, la memoria dorata delle stagioni perdute, i sentieri dimenticati sui quali avevo smesso di camminare, le feste di paese, il cibo e il vino, la musica, i canti, tutte le tradizioni che ci hanno abbandonato per smarrirsi negli echi di un passato di cui nessuno aveva più scritto, non c’erano più storie che parlassero dei nostri padri - non c’erano più padri - e di quelli che li avevano preceduti e non ci saranno più miti da tramandare e narrare, nessun racconto che leggerò a figli mai nati, solo le parole che continuerò a scrivere su queste linee azzurre, un lavoro per la mia anima, per le sue ferite e le sue cicatrici, per i bagliori sfuocati di immagini rinchiuse in case, corpi, sguardi, visi, lacrime, addii - Sentivo che stava arrivando il momento di muoversi ancora (dove? dove cazzo andare?), dopo sei mesi di apatia, rinchiuso in una cella di isolamento emotivo, gli inutili demoni del sesso nascosti fra le pieghe rancide di lenzuola non lavate, le solite irrealizzabili fantasie erotiche, i maestri zen sorridevano dei miei costanti tentativi di ingannarmi, di tormentarmi, di insultare la loro millenaria conoscenza con i miei impudici atti masturbatori - Poi riprendevo a sedermi nella posizione del loto e a respirare e a sapere in profondità, dentro di me, quale era la strada da seguire, l’unico cammino che avesse importanza, erano distrazioni le donne, i bambini, gli uomini, i cani, le bestie, le grida, i discorsi, i litigi, le luci si erano spente sulle illusioni del domani e io avrei dovuto accettare questa confusione che mi danzava intorno imparando a non darle peso, presenze leggere come un velo di bruma nelle mattine di quiete, chiamo mia madre per ricordarle di vivere, di non lasciarsi andare, un giorno non ci saremmo più visti, come era successo con mia nonna ma non per questo avrei smesso di parlare con loro.
Nel mio cuore o in quello che di esso sarebbe rimasto.

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