sabato 8 maggio 2021

Orgiva #36

 Il vento era tornato e con esso era arrivato l’inverno e c’era neve sulle cime delle montagne, la mattina, quando la bruma nel cielo si dissolveva e le notti gelide si trasformavano nel roseo vagito dell’alba ed ero contento di avere una stanza e un termosifone e di non dormire più in una tenda-yurt-casa-di-legno a gelarmi il culo e le palle e poi i sogni e le illusioni di scopate inesistenti, le esperienze erotiche della gioventù tornavano a ghignare e io le lasciavo fare, se ne sarebbero andate, a un certo punto e io avrei di nuovo visto le cose con chiarezza, le persone e i loro comportamenti e non c’era nessun luogo dove volessi andare  e  nessun lavoro che volessi fare, nessun appuntamento da rispettare, anche se a volte la gabbia tornava a mostrarsi, chiamandomi per nome, lasciando uno spazio fra le sue sbarre per farmi passare, la sicurezza, la quotidianità, il lento ripetersi delle abitudini, ero fuggito, la mia era la vita di un evaso, avrei cercato riparo in altri posti e se non ne avessi trovati mi sarei rifugiato nel giardino segreto della mia anima, a pochi passi, pochi respiri, dentro di me.


C’erano notizie che avevo smesso di seguire, epidemia&varianti&primivaccini, una trama mondiale in cui nessuno sapeva cosa fare e nella quale ognuno era rimasto intrappolato, ci si muoveva nel buio dell’ignoranza mediatica e qualche pazzo distribuiva file di numeri a cui la gente finiva per aggrapparsi, prima di cadere nell’idea che tutto stesse per cambiare e sicuramente non nel migliore dei modi.


Avremmo detto addio ai sorrisi, ai baci, ai giochi delle labbra, avremmo rinunciato alla nostra umanità in nome di una cura che non ci avrebbe salvato dal nostro stesso male, quello di esistere in questo mondo, rimanevano fotografie nella stanza, di quando passeggiavamo per vie assolate senza pensare a quello che sarebbe venuto dopo e poi gelide memorie di sere dipinte d’inchiostro e malinconia e il calore nelle mani e quello fra le gambe e un lieve sorriso, quando finalmente le immagini  e la loro sempre mutevole sostanza hanno cominciato a svanire e il profilo del tuo corpo a brillare di una luce che speravo aver dimenticato per sempre.

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