lunedì 23 novembre 2015

Berlin #3

Mattine quiete, limpide nella mente, la luce passa obliqua attraverso la grande finestra chiusa - sembra di essere in un acquario - all’esterno il traffico scorre in direzioni sconosciute, il rumore attutito dai doppi vetri, il ronzio costante, a basse frequenze, confortevole, dell’aria condizionata, le sbarre di metallo fuori dalla grande finestra, brillano come tungsteno incandescente, quattro sbarre, la moquette violacea, i disegni in movimento, le foglie di velluto si alzano in vortici al rallentatore, toccano il soffitto, lo riempiono di nuove forme, tralicci di ombre si annodano in spirali e arabeschi che scompaiono dopo pochi attimi, un sonno oscuro, senza stelle, senza visioni – i polsi legati, le catene che arrivano ad una trave di legno, in alto, le pareti cremisi, lo specchio, le candele, gli strumenti appoggiati, i lacci, i colpi, l’energia bianca scorre, pulsa, freme, lenta trasformazione, l’energia si concentra, sale, cerca di disperdersi, controllo, i colpi ritmici, le carezze, i brividi, gli occhi, le immagini di me stesso ripetute all’infinito, in ogni direzione, si moltiplicano i punti di vista, silenzio, nessuna parola, il corpo si allunga, si piega, si tende, i colpi arrivano, si fermano, spingiamoci verso un limite, torniamo indietro, spingiamoci verso un limite, oltrepassiamolo – pioggia di luce su un pavimento di ebano antico, i segni sui polsi, i lividi, i contorni violacei, lunghi respiri, tocchiamo lo specchio, oltre la mia immagine riflessa ogni cosa diventa possibile.



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