L’uomo
con gli occhi viola era seduto su una sedia, vicino ad un tavolo, io ero su una
poltrona, comoda e confortevole. Diversi quadri erano appesi alle pareti, c’era
una finestra aperta, l’aria era abbastanza calda, il cielo fuori stava
diventando più scuro, l’uomo con gli occhi viola si alzò, accese una lunga
lampada, sembrava un tronco di un giovane albero di metallo con i suoi rami
spogli, dalla loro punta uscivano fuori soffusi raggi di luce.
L’uomo
con gli occhi viola riempì una bombilla
con del maté e me la passò, diedi il primo sorso dalla cannuccia mentre con la
schiena mi sistemavo meglio sulla poltrona.
L’uomo
con gli occhi viola parlò a lungo, mentre io rimanevo in silenzio ad ascoltarlo,
ci passavamo ogni tanto il maté, dando una sorsata. Mi raccontò del padre, un
pittore, di come vivessero, quando lui era ancora un bambino, dentro una grande
stanza, senza muri, con teli attaccati a dei fili che potevano essere tirati e
creare, quando ce n’era bisogno, spazi diversi, che potevano diventare zone
dove dormire, mangiare, discutere o lavorare. Il padre dipingeva in silenzio,
concentrato, in una dimensione personale in cui gli altri non potevano entrare.
La notte venivano nella casa alcuni artisti, si beveva vino e si fumavano
sigarette rollate a mano, si suonavano chitarre e si ballava, c’erano donne,
uomini e bambini, le sere erano momenti di festa e condivisione, l’odore del
tabacco invase la stanza in cui eravamo, potevo sentire gli echi delle risate
delle donne, il rumore dei loro tacchi mentre camminavano e ballavano sul
pavimento di legno, le parole degli uomini, i gridi estasiati dei bambini. Ci
fu un momento di rottura con il padre, mentre lui cresceva e diventava
adolescente e un anno di lontananza in cui insieme ad uomo della campagna visse
tra gli alberi e la terra, a cavallo, sempre in movimento, un anno in cui
apprendere le cose in maniera diversa, tramite l’esperienza diretta e il
contatto delle mani con la realtà, il padre continuava a dipingere, nella casa,
le sue tele, il padre ricreava con i colori il mondo in cui il figlio viveva,
lontano da lui. Rimanevo seduto ad ascoltare. La notte era arrivata. La luce
danzava nella stanza. Chiusi gli occhi, la memoria si scioglieva tra le mie
dita.
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