mercoledì 4 novembre 2015

le alte torri #21



Avevo visto l’uomo con la barba sempre fermo, appoggiato ad un muro, in silenzio, aveva delle buste accanto a sé. Alcune volte ci scambiavamo degli sguardi, i suoi occhi erano chiari, andava e veniva, non avevo idea di dove vivesse. Non abbiamo mai parlato per lungo tempo. Poi ho iniziato ad incontrarlo nei sogni. Era sempre appoggiato ad un muro, la sua barba, lunga, durante quegli incontri, cambiava colore, non in maniera improvvisa, ma sfumando lentamente da una tonalità all’altra, la sua testa, in alcuni momenti, sembrava circondata da un’aurea lucente, i suoi occhi erano azzurri e rimanevano identici, solo la pupilla si allargava e restringeva seguendo ritmi che non riuscivo a capire, le fotografie mentali passavano dal suo sguardo al mio, potevo, dunque, vedermi dall’esterno. Negli incontri onirici non avevamo bisogno delle parole, la comunicazione avveniva tramite messaggi psichici, iniziò ad istruirmi sui Veda, sulla terminologia sacra dell’induismo. I solchi mentali, karman, erano paragonabili a quelli presenti su un disco di vinile, l’immagine era nitida, il disco che girava era la nostra esistenza, i suoi solchi le nostre abitudini, la musica che ne usciva fuori poteva essere la nostra gioia o la nostra infelicità.

L’uomo con la barba mi porta in una stanza con cuscini orientali e disegni delle centinaia di forme con cui Brahman poteva manifestarsi, il diamante lucente della coscienza e i suoi molteplici riflessi, la sua barba scintillava. Fumammo da un chilum avvolto in un fazzoletto di stoffa. Sdraiati su tappeti, al ritmo dei nostri battiti cardiaci, sempre più lenti, scivolammo nell’oceano interiore, un uccello colorato si alzò in volo dalle acque, le onde sembravano provenire da qualche antica incisione giapponese, l’uccello aveva filamenti di luce al posto delle piume e volava silenzioso attraverso il tempo e lo spazio, ci guardammo negli occhi, iridi a forma di mandala.

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