martedì 24 novembre 2015

senza titolo

Spiragli nel tempo, odori della pelle, nelle stanze, di notte, venivano a sussurrarmi che le cose stavano cambiando, che ogni giorno mi avvicinavo sempre di più, onde mentali, calme e delicate, riflesse in linee di luce e ombra, proiettate sul soffitto, negli inganni dell’estate, nelle illusioni della giovinezza – lasciarsi andare, perdere, rinunciare – rimanevano impresse le sequenze di violenza, le morti, le uccisioni, qualcuno aveva deciso di portare la guerra nelle strade d’Europa, nelle piazze, nei locali, nei luoghi in cui ci sentivamo a nostro agio, la fine strisciava, famelica e velenosa, qualcuno aveva deciso che anche noi avremmo dovuto conoscere l’insicurezza, la paura di uscire di casa ed essere uccisi, scelte radicali, tentativi di rovesciare un ordine mondiale in cui nessuno più si riconosceva – i controlli si erano fatti più stretti, come se servissero a qualcosa, le menti erano state rinchiuse in recinti di ragionamenti puerili e lì rimanevano, la capacità di analisi era una pozza d’acqua stagnante, uno specchio torbido in cui i contorni delle cose, i profili delle persone diventavano incerti, ognuno vi poteva vedere quello che voleva e credere che fosse vero. Mi immergevo in acque diverse, calde, all’ora del tramonto, ero sempre da solo senza sentirmi mai solo, la sensazione era diversa, familiare e accogliente, era come essere a casa, dopo anni di vagabondaggi, su quella spiaggia potevo riscoprire tutto, vedere nascere un’emozione, un pensiero, c’era un fiore meraviglioso a cui tenevo in modo particolare, il suo profumo delicato, lo osservavo in silenzio – danzava nell’aria dorata, in riverberi di quiete, essenza di vita, carezza d’amore.



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