venerdì 7 ottobre 2016

Hay-On-Wye



Tirerò avanti, in un modo o nell’altro e dimenticherò voci e volti, promesse e bugie. Gli ultimi giorni erano spariti a grande velocità, inghiottiti dall’alcol, dal vino e dalle birre, gli sguardi ubriachi di una ragazza che mi invita a ballare, il contatto delle nostre mani, un vecchio hippie a cui chiedo una presa di tabacco e che magicamente, sorridendo, tira fuori una scatoletta piena d’erba, rollo uno spino, ne fumo metà e poi glielo passo, qualcuno suona sul palco di legno, una donna di colore canta con una voce densa e profonda, che si espande nello spazio in maniera suadente, bevo altra birra, gin and tonic, cammino per il buio delle montagne barcollando, poi qualcuno mi chiama, salgo in una macchina, partiamo, ci fermiamo vicino ad un fiume dove Tom si spoglia e si tuffa, completamente nudo, nell’acqua, Tam parla con un suo amico o qualcuno che ha conosciuto alla festa e io mi addormento, ubriaco, sul prato. Poi le tenui luci dell’alba, un’altra voce che chiama il mio nome, come quella di Lynn quando lo ha sussurrato prima che  l’accompagnassi all’aeroporto, in un altro tempo e in un’altra vita.
Tom era entrato in casa con un’urna di plastica verde, con le ceneri di suo padre dentro, rideva di quella polvere, mentre tenevo l’urna in mano e lui mi scattava una foto. I viaggi in macchina in montagna, la casa di pietra e legno, oggetti abbandonati da spostare, folli idee, vortici esistenziali che ti possono rapire e portare con loro, ancora la voce delle foglie, la mia sborra che cola sulle lastre di roccia piatta davanti ad una porta sfondata, il fuoco, i piccoli funghi, gli incredibili colori della luce sulle colline mentre attraversava le nuvole e io mi immergevo in sconfinate visioni, le scintille fra gli alberi, il diamante della realtà brillava e io lo ammiravo, sdraiato vicino al fiume, l’acqua scorreva in leggeri gorgoglii e la codeina iniziava a fare effetto, galleggiavo dentro me stesso, sospeso sulle note di discorsi che non ascoltavo, il pavimento e i tappeti fradici mentre mi alzo di notte per andare a pisciare, qualche tubo si è rotto inondando la casa di acqua, fuori e dentro un sogno, le foto con il cazzo duro, i lunghi bagni in una vasca bianca, i discorsi alimentati dal vino, le parole che si infiammano, i documentari, i film e il montaggio, le immagini dell’India e la danza di Shiva, cado per terra mentre cammino su un prato, i lividi sulle ginocchia e sulle braccia, il giorno dopo, i miei ricordi preferiti, le apparizioni improvvise, gli ultimi pensieri che svaniscono, le poesie da scrivere, quella da cancellare.

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