martedì 25 aprile 2017

dream #61


Sono in un corridoio e cammino verso un portone, da dietro arriva un bambino e mi passa davanti, poi una bambina, la guardo e la chiamo, è Sara, lei si gira e mi osserva incuriosita, si avvicina, non ti ricordi di me? le chiedo, lei continua a guardarmi, poi dice il mio nome, qualcosa si scioglie nel mio petto, mi inginocchio per abbracciarla e sento il suo cuore battere – centri di accoglienza, stanze e corridoi, vecchie cucine con fornelli arrugginiti, le pentole, i coperchi, le posate da lavare, una bacinella di plastica piena di acqua sporca, ho una discussione con una ragazza orientale, parliamo in inglese, mi dice che non posso cucinare lì, non ne capisco il motivo, le dico di spiegarsi meglio, lei si offende, arrivano altre persone, un uomo con una polo bianca, fisso il piccolo disegno del logo sul suo petto – spostamenti in macchina e montagne e il mare in basso, i colori magnifici dell’acqua, decine di tonalità di blu e azzurro, sentieri, la spuma delle onde, un piccolo villaggio e la terrazza di un ostello che brilla nella luce del sole, voci in spagnolo che provengono da un cortile, dei ragazzi seduti su dei divani logori – le stanze buie, le vernici scure, la roba da spostare, le valigie con i vestiti, il silenzio della mattina, il mondo oltre i vetri delle finestre, volti velati dall nebbia, l’inverno che attende le maschere della primavera.

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