giovedì 27 aprile 2017

Fastfud (2009)


Il padre addenta il suo terzo hamburger, poi tira su una sonora sorsata da un bicchierone di cocacola. Il figlio di due anni è seduto su un seggiolone, in una mano un giochino idiota che cerca di comprendere, nell’altra una manciata di patatine fritte. La madre è seduta davanti al marito, porta degli orribili bracciali d’oro al polso destro ed è truccata in maniera oscena. La figlia, preadolescente, già obesa, addenta il suo secondo hamburger, il cellulare accanto al vassoio, le mandibole che masticano, l’attenzione rivolta a qualsiasi segno di vita del telefonino.

L’uomo cerca di parlare con la moglie ma la comunicazione fallisce, forse a causa di una ormai troppo desueta attitudine al discorso, all’utilizzo di verbi, aggettivi e nomi, alla costruzione di una frase che vada oltre ai monosillabi indispensabili per la propria sopravvivenza.

Miracolo! L’uomo capisce che la moglie vuole un altro giochino per il piccolo bimbo che ormai stufo di gingillarsi con un oggetto che neanche capisce inizia a frignare dimenticandosi in questo modo di mangiare.

L’uomo, appesantito dai suoi tre hamburger, sopprime un inevitabile rutto, beve un altro sorso di cocacola, si alza e si dirige verso il bancone per farsi dare da una delle simpatiche ragazze che lavorano lì un altro giochino per il suo erede.

Due ragazzi entrano ridendo, hanno le sopracciglia rifatte.

Una bambina non vuole mangiare il suo hamburger. Il padre la sgrida, guarda con frustrazione la moglie, le chiede perché la bambina non voglia mangiare il panino. La moglie agita la sua insalata preconfezionata e non risponde nulla. Lo sguardo vuoto, come quello delle vacche.

Le famiglie entrano ed escono, consumano, si riposano dalle fatiche degli acquisti.

Fuori li aspetta una macchina, una casa, un lavoro, una vita piena.

Fuori li aspetta l’orrore.

Il padre torna. Si siede. Dà il giochino al figlio, che sembra contento. La figlia preadolescente si succhia un pò di ketchup da una delle dita grassoccce, poi afferra il cellullare, un’espressione di ansia si dipinge sul suo volto.

Forse una mancanza di campo, forse un messaggio indesiderato.

Il suo sguardo torna sereno. Il padre le ha appena fatto una gradita sorpresa.


Un altro hamburger è apparso, invitante, tra le sue mani.

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