Il padre addenta il suo terzo hamburger, poi tira su una sonora
sorsata da un bicchierone di cocacola. Il figlio di due anni è seduto su un
seggiolone, in una mano un giochino idiota che cerca di comprendere, nell’altra
una manciata di patatine fritte. La madre è seduta davanti al marito, porta
degli orribili bracciali d’oro al polso destro ed è truccata in maniera oscena.
La figlia, preadolescente, già obesa, addenta il suo secondo hamburger, il
cellulare accanto al vassoio, le mandibole che masticano, l’attenzione rivolta
a qualsiasi segno di vita del telefonino.
L’uomo cerca di parlare con la moglie ma la comunicazione
fallisce, forse a causa di una ormai troppo desueta attitudine al discorso, all’utilizzo
di verbi, aggettivi e nomi, alla costruzione di una frase che vada oltre ai monosillabi
indispensabili per la propria sopravvivenza.
Miracolo! L’uomo capisce che la moglie vuole un altro giochino per
il piccolo bimbo che ormai stufo di gingillarsi con un oggetto che neanche
capisce inizia a frignare dimenticandosi in questo modo di mangiare.
L’uomo, appesantito dai suoi tre hamburger, sopprime un
inevitabile rutto, beve un altro sorso di cocacola, si alza e si dirige verso
il bancone per farsi dare da una delle simpatiche ragazze che lavorano lì un
altro giochino per il suo erede.
Due ragazzi entrano ridendo, hanno le sopracciglia rifatte.
Una bambina non vuole mangiare il suo hamburger. Il padre la
sgrida, guarda con frustrazione la moglie, le chiede perché la bambina non
voglia mangiare il panino. La moglie agita la sua insalata preconfezionata e
non risponde nulla. Lo sguardo vuoto, come quello delle vacche.
Le famiglie entrano ed escono, consumano, si riposano dalle
fatiche degli acquisti.
Fuori li aspetta una macchina, una casa, un lavoro, una vita
piena.
Fuori li aspetta l’orrore.
Il padre torna. Si siede. Dà il giochino al figlio, che sembra
contento. La figlia preadolescente si succhia un pò di ketchup da una delle
dita grassoccce, poi afferra il cellullare, un’espressione di ansia si dipinge
sul suo volto.
Forse una mancanza di campo, forse un messaggio indesiderato.
Il suo sguardo torna sereno. Il padre le ha appena fatto una
gradita sorpresa.
Un altro hamburger è apparso, invitante, tra le sue mani.
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