Console me in my darkest hour
Convince me that the truth is always grey
Caress me in your velvet chair
Conceal me from the ghosts
you cast away
Le città
scivolano lontane, veloci e illusorie, fatte d’aria e luci, migliaia di
appartamenti attaccati fra di loro, migliaia di vite, migliaia di luoghi che
non conoscerò mai, perennemente chiuso in una insostenibile solitudine, muto ed
ebete, a fissare le immagini scorrere, distante dai volti, dalle schiene, dalle
gambe, dagli occhi delle persone, mi godo il sole, postumi delle canne, le
solitarie pratiche masochistiche, la ricerca dell’oblio, di un piacere unico e
sconvolgente, mani intrecciate con la follia, una stanza d’albergo vicino alla
stazione, Bergamo di notte, altri bagliori, altre strade, altri palazzi, la
neve sulle montagne in lontananza, la stanchezza, il desiderio, il cazzo duro
nelle mutande, un nuovo corpo da conoscere, l’imbarazzo, la delusione, la
mancanza di desiderio, il cazzo moscio nelle mutande, gesti ipnotici, scopare,
non so più neanche cosa voglio, non so più neanche cosa cercare, in ginocchio
sul letto, nudo, la tua testa che nasconde il mio ventre, la tua bocca che
succhia avida, mi perdo in un vortice di emozioni, il pensiero si annulla, una
ragazza sul treno, sembra una modella, uguale a un’immagine vista su un qualsiasi
giornale, continuo a guardare di fuori, provo a scrivere, fallisco, musica
nelle orecchie, da Bergamo a Milano, leggo Kerouac, I vagabondi del dharma, quante cose avevo dimenticato vecchio Jack,
le montagne, il tè, le sbronze colossali, il sesso di gruppo, samsmara, satori,
nirvana, l’eterna ruota del dharma, le poesie, frisco, l’erba santa, le nuvole,
la follia, le rocce, lo zen, la meditazione, la ricerca, perdersi nel nulla,
staccarsi da tutto, sorridente e lucente lontananza dal mondo, guardare la vita
come una serie di fotografie senza senso, la solitudine, ancora, che mi
accompagna ovunque, silenzio, lo sguardo eternamente rivolto verso altri mondi,
altre dimensioni, il bisogno d'amore, l’illusione più atroce, la pallida luna,
le gocce di rugiada sulla pelle, la sconfitta, le energie che muoiono, la lotta
che non conosce fine, assaporare nuove labbra, annusare nuovi odori, mi rifugio
nei tuoi capelli, attimi di sofferenza, svanire, addormentarsi, bicchieri di
vino come regali su un tavolino, ognuno sembra avere un ruolo, tranne io, dolce
idiota, in uno specchio un corpo scavato, capelli sconvolti, occhiaie, uno
sguardo carico di tristezza, la mia valigia pesante e scomoda, stupida figura
che cammina tra i riflessi del mondo, il tramonto entra piano nella stanza,
calde tonalità di arancione, mi sistemo meglio sul letto, chiudo gli occhi,
sospirando indifeso, tra nude coperte ormai prive d’amore.
Nessun commento:
Posta un commento