giovedì 13 aprile 2017

Lividi (2009)


Console me in my darkest hour
Convince me that the truth is always grey
Caress me in your velvet chair
Conceal me from the ghosts you cast away

Le città scivolano lontane, veloci e illusorie, fatte d’aria e luci, migliaia di appartamenti attaccati fra di loro, migliaia di vite, migliaia di luoghi che non conoscerò mai, perennemente chiuso in una insostenibile solitudine, muto ed ebete, a fissare le immagini scorrere, distante dai volti, dalle schiene, dalle gambe, dagli occhi delle persone, mi godo il sole, postumi delle canne, le solitarie pratiche masochistiche, la ricerca dell’oblio, di un piacere unico e sconvolgente, mani intrecciate con la follia, una stanza d’albergo vicino alla stazione, Bergamo di notte, altri bagliori, altre strade, altri palazzi, la neve sulle montagne in lontananza, la stanchezza, il desiderio, il cazzo duro nelle mutande, un nuovo corpo da conoscere, l’imbarazzo, la delusione, la mancanza di desiderio, il cazzo moscio nelle mutande, gesti ipnotici, scopare, non so più neanche cosa voglio, non so più neanche cosa cercare, in ginocchio sul letto, nudo, la tua testa che nasconde il mio ventre, la tua bocca che succhia avida, mi perdo in un vortice di emozioni, il pensiero si annulla, una ragazza sul treno, sembra una modella, uguale a un’immagine vista su un qualsiasi giornale, continuo a guardare di fuori, provo a scrivere, fallisco, musica nelle orecchie, da Bergamo a Milano, leggo Kerouac, I vagabondi del dharma, quante cose avevo dimenticato vecchio Jack, le montagne, il tè, le sbronze colossali, il sesso di gruppo, samsmara, satori, nirvana, l’eterna ruota del dharma, le poesie, frisco, l’erba santa, le nuvole, la follia, le rocce, lo zen, la meditazione, la ricerca, perdersi nel nulla, staccarsi da tutto, sorridente e lucente lontananza dal mondo, guardare la vita come una serie di fotografie senza senso, la solitudine, ancora, che mi accompagna ovunque, silenzio, lo sguardo eternamente rivolto verso altri mondi, altre dimensioni, il bisogno d'amore, l’illusione più atroce, la pallida luna, le gocce di rugiada sulla pelle, la sconfitta, le energie che muoiono, la lotta che non conosce fine, assaporare nuove labbra, annusare nuovi odori, mi rifugio nei tuoi capelli, attimi di sofferenza, svanire, addormentarsi, bicchieri di vino come regali su un tavolino, ognuno sembra avere un ruolo, tranne io, dolce idiota, in uno specchio un corpo scavato, capelli sconvolti, occhiaie, uno sguardo carico di tristezza, la mia valigia pesante e scomoda, stupida figura che cammina tra i riflessi del mondo, il tramonto entra piano nella stanza, calde tonalità di arancione, mi sistemo meglio sul letto, chiudo gli occhi, sospirando indifeso, tra nude coperte ormai prive d’amore.


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