domenica 4 aprile 2021

Orgiva #30

Sara era andata a trovare la madre e al suo posto erano arrivate a casa un altro paio di presenze femminili. Non mi importava, bastava che non parlassero troppo, lasciassero pulito e non mi rompessero i coglioni con i loro problemi e le loro storie. Me ne stavo in camera, scrivevo, lavoravo con le foto, meditavo, dormivo. Mi piaceva quando arrivava la notte e mi rintanavo nel mio spazio, accendevo una candela e il termosifone, mi mancava una stufa a legna, ma andava bene così, c’erano stati altri luoghi per quelle esperienze.

Clarabelle era tornata dall’Inghilterra, le era morto il padre ed era dovuta andare lì per i funerali e per stare con la madre. Ci eravamo incontrati al Limonero ed era venuta spingendo la sedia a rotelle di una sua amica. Poi ci siamo sistemati ad un tavolo, le donne parlavano, io le ascoltavo mentre mi scolavo un paio di birre. Poi abbiamo mangiato insieme. Clarabelle si era portata dietro le fiale di morfina del padre e la notizia mi sembrava degna di essere celebrata, così ho ordinato un brandy per me e per lei e abbiamo brindato.

Il tempo per scrivere, quello per vivere, tutto quello che non avevo mai avuto era qui e io non volevo vederlo, rinchiudendomi nelle mie solite ossessioni, paure, nelle aspettative degli altri, nelle loro illusioni, nei loro bisogni. Me ne sarei rimasto in disparte, ancora una volta, qualcosa si stava di nuovo muovendo, c’erano giorni che ti inchiodavano nella loro malinconia ed altri così gloriosi che ti saresti inchinato davanti ai piedi nudi di qualche divinità indiana, per inondarli di sborra e luce, per farti chiamare come nessuno aveva mai osato fare, perché la voce di questo mondo, ragazzo mio, ha solo sinuose menzogne da raccontarti.

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