lunedì 26 aprile 2021

Cigarrones #20

Misteriose luci sul fianco della montagna, in lento movimento, pozze nere sui suoi fianchi e l’azzurro, il blu cobalto di un cielo ancora indeciso se appartenere alla notte o al nuovo giorno - Different people, same drugs, aveva detto Paul quando era tornato dalla casa di John, era già sbronzo e non era ancora sera e credo ci fosse un party a Cigarrones e qualcuno stava preparando da bere e altre persone stavano parlando e Paul mi guardava con aria assente, sorridendo, gli occhi liquidi, una macchinetta fotografica appesa al collo con cui scattava fotografie mentali, invisibili agli altri, l’ho abbracciato, poi mi sono preso una birra e mi sono seduto da qualche parte, il vociare indistinto intorno stava aumentando, simile al ronzio di giganteschi insetti fastidiosi, buon vecchio Kafka che cosa sarebbe successo se ti avessero dato un acido? Non c’era via di uscita e non ci sarebbe mai stata.

Un giorno mentre girovagavo nei dintorni di Cigarrones avevo trovato un paio di scarpe da ginnastica dentro un sacco, me le ero provate e mi andavano bene, non erano troppo rovinate e così le avevo prese, continuando però a camminare a piedi nudi, l’idea che questo atto per qualcuno avesse un significato che trascendeva la mia miseria mi gratificava, era estate, dovevo solo stare attento alle pietre e alle spine e ai pezzi di vetro che potevo trovare lungo il mio tortuoso camino e a non ferirmi con essi (o forse si? Ero un masochista, dopotutto). 

Sarebbe mai finito il desiderio? L’illusione? La voglia di toccarsi e fottere e sborrare? Vittorio consigliava di farsi una sega quando i coglioni erano troppo gonfi, così si evitavano una gran quantità di problemi e di incomprensioni, ero d’accordo con lui ma c‘erano delle fantasie a cui non riuscivo a oppormi e immagini pornografiche nel buio asfissiante dei miei desideri che ancora mi perseguitavano.

Mi piaceva masturbarmi nel rio e vedere il mio seme esplodere in filamenti bianchi e perdersi nel corpo liquido del fiume, fuggendo via, il flusso della vita era un insieme inarrestabile di inestimabili attimi, le scintille fuggenti di un fuoco, l’ardere di una emozione, ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovato da solo, non sapevo dove fossero finiti gli altri o se fossero mai realmente esistiti e non me ne fregava un ben emerito cazzo.

 

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