giovedì 22 ottobre 2015

Ausgang #13


Una pausa nel tempo e nello spazio, per rimettere in prospettiva le cose, per creare le giuste connessioni, per liberare i processi mentali dai detriti dell’illusione, per ascoltare le voci interiori, i loro discorsi, senza sovraincisioni – il cervello registrava senza sosta le percezioni esterne, le filtrava secondo schemi di consumo e produzione e rimaneva poco o niente all'immaginazione una volta entrati dentro questo meccanismo – le file di auto come spermatozoi impazziti, il momento della mietitura si stava avvicinando, i campi erano di un giallo scuro, le notti iniziavano a diventare più fredde, un sentiero al lato di una chiesa, la luna che indicava il cammino – una ragazza sconosciuta si avvicina, mi abbraccia, mi bacia sulle labbra, le chiedo il numero di telefono, prima che se ne vada, poi svanisce dietro una macchina mentre ipnotizzato le osservo il culo – l’asfalto brillava di scintille, la bellezza non ti avrebbe salvata, i tuoi occhi erano meravigliosi mentre scambiavamo poche parole, ti avrei mai rivista?




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