mercoledì 21 ottobre 2015

le alte torri #20


Ho sempre avuto dei problemi con l’autorità, pensavo, e chi non ce li ha? Rispondeva la mia mente, gli accessi febbrili si stavano riducendo e così le visioni e le storie immaginarie, sballottolato da una parte all’altra della scatola cranica, oceani cerebrali solcati da navi fantasma, gli incontri con Pavel erano divenuti più radi, mi appariva nei sogni o sotto forma di animale, riconoscevo il suo sguardo e non erano più necessarie le parole per comunicare. Adesso avevo un nuovo contatto, Abdullah, lo avevo già visto insieme ad altri ragazzi arabi, nella piazzetta, dove facevano i loro traffici. Dovevo inserirmi nel giro, imparare a parlare arabo, i meccanismi mi erano chiari, i ragazzi in bicicletta controllavano l’eventuale arrivo della polizia, quelli a piedi nascondevano la sostanza, quelli seduti aspettavano contatti visivi per venderla, a volte c’erano delle risse e del sangue e io e Abdullah sapevamo che non era la maniera giusta di fare gli affari, ma i ragazzi magrebini si divertivano così, i loro globuli rossi impazzivano e perdevano il controllo. Spine conficcate nei capezzoli e sapienti giochi di dolore, così le donne arabe sapevano farti confessare qualsiasi verità. Abdullah era seduto su una delle panchine di pietra, da solo, mi avvicinai e iniziammo un lungo discorso mentale, fatto di immagini, sapevo decifrare quelle figure, le nostre menti erano nitide, in uno stato di lucidità indotto dalla sostanza gialla, in polvere, che avevamo assunto precedentemente, ognuno per conto proprio, sotto gli ordini psichici di Pavel, che si era manifestato in forma di corvo nero, gracchiando davanti alle nostre rispettive finestre. Ero seduto sul mio tappeto orientale, le gambe incrociate nella posizione del loto, controllavo cosa era rimasto nella valigetta e prendevo appunti su un quaderno nero, usando un alfabeto misterioso, che avevo imparato durante le lezioni del sogno, studiando le varie sostanze, i loro effetti e i loro poteri. Si facevano sempre più soldi nella piazzetta e bisognava creare alleanze, con i ragazzi africani, che stavano nell’altra zona. Ormai la polizia neanche più controllava i luoghi della vendita, avevano paura, eravamo tanti, troppi e vendevamo le nostre merci e più queste erano pericolose ed efficaci e creavano dipendenza e più noi eravamo forti, sicuri che quelli che l’assumevano sarebbero tornati a comprane ancora. Dipendenza. Assuefazione. L’Arte del Bisogno. La strada verso la rivolta e il controllo, l’anarchia e il fascismo.

Io Abdullah rimanemmo in silenzio. Un cane ci passò accanto, pisciò e si fermò a guardarci. Ci alzammo insieme e lo seguimmo.

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