Ho
sempre avuto dei problemi con l’autorità, pensavo, e chi non ce li ha? Rispondeva
la mia mente, gli accessi febbrili si stavano riducendo e così le visioni e le
storie immaginarie, sballottolato da una parte all’altra della scatola cranica,
oceani cerebrali solcati da navi fantasma, gli incontri con Pavel erano
divenuti più radi, mi appariva nei sogni o sotto forma di animale, riconoscevo
il suo sguardo e non erano più necessarie le parole per comunicare. Adesso
avevo un nuovo contatto, Abdullah, lo avevo già visto insieme ad altri ragazzi
arabi, nella piazzetta, dove facevano i loro traffici. Dovevo inserirmi nel
giro, imparare a parlare arabo, i meccanismi mi erano chiari, i ragazzi in
bicicletta controllavano l’eventuale arrivo della polizia, quelli a piedi
nascondevano la sostanza, quelli seduti aspettavano contatti visivi per
venderla, a volte c’erano delle risse e del sangue e io e Abdullah sapevamo che
non era la maniera giusta di fare gli affari, ma i ragazzi magrebini si divertivano
così, i loro globuli rossi impazzivano e perdevano il controllo. Spine
conficcate nei capezzoli e sapienti giochi di dolore, così le donne arabe
sapevano farti confessare qualsiasi verità. Abdullah era seduto su una delle
panchine di pietra, da solo, mi avvicinai e iniziammo un lungo discorso
mentale, fatto di immagini, sapevo decifrare quelle figure, le nostre menti
erano nitide, in uno stato di lucidità indotto dalla sostanza gialla, in
polvere, che avevamo assunto precedentemente, ognuno per conto proprio, sotto
gli ordini psichici di Pavel, che si era manifestato in forma di corvo nero,
gracchiando davanti alle nostre rispettive finestre. Ero seduto sul mio tappeto
orientale, le gambe incrociate nella posizione del loto, controllavo cosa era
rimasto nella valigetta e prendevo appunti su un quaderno nero, usando un
alfabeto misterioso, che avevo imparato durante le lezioni del sogno, studiando
le varie sostanze, i loro effetti e i loro poteri. Si facevano sempre più soldi
nella piazzetta e bisognava creare alleanze, con i ragazzi africani, che
stavano nell’altra zona. Ormai la polizia neanche più controllava i luoghi
della vendita, avevano paura, eravamo tanti, troppi e vendevamo le nostre merci
e più queste erano pericolose ed efficaci e creavano dipendenza e più noi
eravamo forti, sicuri che quelli che l’assumevano sarebbero tornati a comprane
ancora. Dipendenza. Assuefazione. L’Arte del Bisogno. La strada verso la
rivolta e il controllo, l’anarchia e il fascismo.
Io
Abdullah rimanemmo in silenzio. Un cane ci passò accanto, pisciò e si fermò a
guardarci. Ci alzammo insieme e lo seguimmo.
Nessun commento:
Posta un commento