A
volte dietro la vita delle altre persone, persone che avevi anche conosciuto,
non c’era nulla, nulla di interessante, di veramente interessante, quando si
iniziavano ad aprire degli spiragli in quelle porte, ti stupivi di come non
filtrasse nessuna luce, anzi, ne usciva fuori un odore di cose stanche, ripetute
e vecchie, era meglio starsene da soli, in qualche luogo della mente, in
silenzio, piuttosto che fare parte di un gruppo, qualsiasi gruppo. C’erano le
solite vite, le stesse storie di sempre ad aspettarti ed ero così stanco di ascoltarle,
vederle, le esperienze migliori erano quelle che andavano immaginate giorno per
giorno, scritte, espresse in note e colori, parole ed immagini, azioni che non
esistevano da nessuna parte se non nell’inconscio di chi le creava. Dovevo
spostarmi, sperimentare, esplorare altri universi umani, ascoltare lingue
differenti, toccare pelli diverse, respirare nuovi odori. E loro, le persone di
cui non sapevo nulla, erano tutte intorno a me, nella zona dove vivevo, erano
loro, quella zona, ne avevano preso possesso e la stavano cambiando, dovevo
trovare il modo di catturare quella energia, quella forza e trasformarla.
Camminavo e parlavo con questi uomini, africani, arabi, mediorientali e
asiatici, cercavo di imparare parole delle loro lingue, qualcuno mi aiutava,
altri no, c’era indifferenza e solidarietà come in tutti i rapporti umani,
alcune volte ne discutevo con Pavel, diceva che mi stavo muovendo bene, che
stavo creando contatti interessanti, mi fece una proprosta, un giorno, se
volevo gestire un negozietto di libri, nel quartiere, naturalmente era una
copertura, per cosa, Pavel, ancora non voleva dirmelo, bastava che ci passassi
quattro o cinque ore al giorno, mi avrebbe dato dei soldi, avrei potuto leggere
quanto e cosa volevo, mi sembrava un’idea molto saggia o per lo meno una
proposta fatta da una persona che per sensibilità o puro calcolo aveva capito
qualcosa di me.
Mi
fermai dietro una delle stradine della stazione a parlare con un ragazzo arabo.
Mi passò alcune bustine. C’era sempre una prima volta. Non avevo mai venduto
sostanze. Era giunto il momento di iniziare.
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