venerdì 30 ottobre 2015

cinquina

Vicino ad un semaforo, percezioni interiori, persone intorno, una voce chiama il mio nome, la sento arrivare nitida e pacata, mi giro, una donna che non vedevo da tanti anni, un bacio sulle guance per salutarla, poche parole, ognuno per la sua strada, ci è bastato uno sguardo per capire, per annullare il tempo – ricordo un tuo schiaffo, è l’immagine più chiara e meravigliosa, un dolore intenso sulla guancia, bruciava, dove le tue dita avevano colpito – attraverso la strada, quasi decido di girarmi e andarle a chiedere se si ricordava anche lei di avermi dato quello schiaffo, poi tiro dritto, come sempre – avevamo sedici anni, avevo bevuto parecchio, non so cosa le avessi detto per farmi colpire così, non una lacrima, non una parola, quel dolore aveva avuto un altro significato, era stato un piacere misterioso, ancora da conoscere, ancora da scoprire.

Ci avrebbero pensato gli anni e gli errori a mostrarmi la strada.

Lividi sulla pelle.

E poi luce.


Luce Ovunque.

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