Vicino
ad un semaforo, percezioni interiori, persone intorno, una voce chiama il mio
nome, la sento arrivare nitida e pacata, mi giro, una donna che non vedevo da
tanti anni, un bacio sulle guance per salutarla, poche parole, ognuno per la
sua strada, ci è bastato uno sguardo per capire, per annullare il tempo –
ricordo un tuo schiaffo, è l’immagine più chiara e meravigliosa, un dolore
intenso sulla guancia, bruciava, dove le tue dita avevano colpito – attraverso
la strada, quasi decido di girarmi e andarle a chiedere se si ricordava anche
lei di avermi dato quello schiaffo, poi tiro dritto, come sempre – avevamo
sedici anni, avevo bevuto parecchio, non so cosa le avessi detto per farmi
colpire così, non una lacrima, non una parola, quel dolore aveva avuto un altro
significato, era stato un piacere misterioso, ancora da conoscere, ancora da
scoprire.
Ci
avrebbero pensato gli anni e gli errori a mostrarmi la strada.
Lividi
sulla pelle.
E
poi luce.
Luce
Ovunque.
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