giovedì 29 ottobre 2015

xilema

Visioni d’insieme e dettagli, la vallata stretta e profonda, chiusa tra due versanti di roccia fredda e grigia, le striature rossastre, l’oscurità tra gli alberi, le foglie secche, sulla terra, i passi che le fanno scricchiolare, migliaia e migliaia di foglie ricoprono il sentiero, i segni sulle rocce, le aperture dello sguardo, in alto, fuori dagli alberi, su lastre di roccia orizzontali, le vallate verdi in lontananza, le forme azzurrine delle montagne, la nebbia bassa, sospesa sopra la pianura, un meraviglioso silenzio e una sensazione di quiete, come se tutto fosse fermo e vivo, reale e presente.

La luce del sole immersa in un cielo di un azzurro pieno, compatto, senza sfumature, la luce del sole che attraversa le foglie, gialle, arancioni e verdi, le attraversa e le accarezza, un amore unico, avvolgente, che scende lungo le cortecce, dentro il suolo e la terra umida, nelle radici, si espande intorno, ovunque, nell’aria invisibile, nei riverberi, nel muschio soffice che cresce, fili bianchi che volano intorno, piccoli funghi nell’erba rada, posare con delicatezza la propria mano su quell’erba, sdraiarsi, chiudere gli occhi, fili luminosi nella mente, affiorano come immagini brillanti i contorni delle forme del mondo, espandendosi e confondendosi, nuove geometrie della percezioni, i respiri, calmi e lunghi, densi, nel punto perfetto di contatto tra dentro e fuori.

I riflessi sull’acqua chiara di un lago, cielo e lago, le scintille bianche che esplodono come minuscole stelle, brividi alla base della colonna vertebrale, le ossa di animali morti, lisce e misteriose, i richiami di alcuni uccelli mentre planano, sopra la tua testa e l’ombra del tuo corpo, ricordandoti il momento presente, il vostro essere in questa sfera di realtà tenuta in mano da un vecchio indovino. Curvano gli orizzonti della visione sfumando verso il nero, nel centro l’immagine circolare di una vallata, i cui colori diventano sempre più intensi, ogni particolare è nitido, perfettamente disegnato, un punto di vista dall’alto, uno sguardo d’insieme, planare dalle alte rocce ai rami nodosi e piegati, posarsi, gracchiare, tornare sul suolo, bastoni e legni spezzati, iniziare a strisciare, velocità aumentata, interi cicli vitali, da seme a pianta, liberi da temporalità umane possiamo imparare, raccogliere gli insegnamenti, ascoltare lingue che conoscevamo ancora prima di nascere.

Gli orizzonti si moltiplicano, nuovi scenari come quinte teatrali, appaiono e svaniscono oltre ogni nuova sommità. Un sipario d’indaco, perché la sera arrivi, perché la sfera si chiuda, perché i nostri passi scompaiano e il bosco torni ad essere nascosto, un manto di silenzio, a proteggere la vita.


Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...