martedì 11 gennaio 2022

freewheelin' #57

C’era il ricordo di piscine lucenti, da qualche parte nella mia mente e della nostra pelle bagnata e di tutti i segreti che il tempo finisce per svelare, perché è nella ripetizione, nell’obbligo conformistico di non cambiare mai che si nasconde e si nutre la perdita di qualsiasi interesse ed entusiasmo nei confronti della vita e non sapevo dove sarei arrivato, come adesso non avevo scie di pensieri a condurmi da dove ero venuto, stavo dimenticando e da tanti anni avevo smesso di sperare, la rassegnazione era il sublime traguardo dei vinti e fra loro io camminavo a testa alta, trovandomi a mio agio fra i miserabili e gli sconfitti e c’erano ancora ratti dalle sembianze umane, negli angoli delle strade, come quelli che avevo visto affrettarsi nei corridoi di molti uffici, c’erano troie che accavallavano le gambe per farti intravedere un pezzo di fica che non ti sarebbe servito a nulla e gli sguardi opachi di uomini che stavano invecchiando e lo stavano facendo molto male, sigarette, coppe di brandy alla mattina, per brindare al nuovo giorno e alla sua inevitabile rovina, che gloria insoddisfatta, quale migliore trionfo della propria decadenza, cadere, cadere, cadere, senza più freni, senza più reti che arrestassero il nostro precipitare, un giorno lo spettacolo sarebbe finito e le comparse se ne sarebbero tornate stanche a casa e noi fra di esse, avrei ascoltato ancora i tuoi insulti e le tue richieste d’amore, volevo andarmene eppure eri tu il mio mondo e in esso avevo deciso di vivere e nascondermi, nessuna giovinezza sarà meravigliosa come la fragilità della vecchiaia, è stata sempre una farsa questa parvenza di lotta (continua, come direbbe mio padre), con i suoi dispersi, reduci, feriti, con le sue vittime, i suoi traditori, con le bandiere bianche alzate al cielo quando ognuno sta guardando da un’altra parte, imperi di erezioni alle porte, ammassati contro le mura di questa prigione, ti sei messa a pecora e mi hai chiesto di incularti, non lo avevo più fatto per anni e forse avrei voluto che fossi tu a sodomizzarmi e in un attimo in cui il tempo è regredito ad un istante di eternità io sono venuto gemendo dentro le tue chiappe, è stata solo un’altra sconfitta, la più umana e dolente di tutte.


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