mercoledì 19 gennaio 2022

senza titolo

 Che cazzo ci avevo fatto seduto in una macchina, a guidare da un centro di accoglienza ad un altro, in queste interzone di delirio umano che sembravano  appartenere all’immaginazione sadica e malata di qualche scimmia in giacca&cravatta, incapace di esprimersi attraverso l’uso del linguaggio umano ma comunque seduto con il suo culo peloso nel posto giusto, una poltrona di pelle lurida e sudata, perché, come sapete bene, non serve molta intelligenza per grugnire ordini, per inventarsi cosa fare e cosa no - Che cazzo ci avevo fatto dentro stanze senza luce, senza aria, a parlare, ad osservare le ore sbiadire lungo pareti rosa senza vita - Che cazzo avevo fatto per ritrovarmi in quel luogo, in quel tempo, adesso che tutto è letteralmente scomparso (ancora ricordo gli operai rumeni che sfondavano i muri delle aule) e che ogni voglia di ritrovarmi in un gruppo se ne è fuggita via fra i boschi e le montagne, adesso che mi accorgo di quanto ogni forma di comunicazione abbia perduto interesse nella mia mente, nessun desiderio di socializzare, per esprimermi ci sono le parole scritte, necessarie e libere di dare forma alla voce del mio cuore, della mia anima, ci sono gli alberi, ancora, a proteggermi, ad accettare e abbracciare la mia solitudine - Dovrò liberarmi anche di te, ragazzo mio? Del piacere, del dolore, delle fantasie, dei ricordi, dei sogni infranti che non ti porteranno più da nessuna parte? Eppure sono arrivato fino a qui perché un giorno ho deciso di seguire la sola direzione che mi era rimasta, quella della fuga e ora sono passati più di cinque anni e il mio cammino continua a essere misterioso e lucente e ci sono giorni che tramontano fra queste pagine e so che domani sarò ancora in bilico sul presente, ad occhi chiusi, a dimenticarmi di quanto è accaduto in questa vita, in quella precedente, posa la penna, ragazzo mio, sorridi a nessuno, nello specchio c’è un volto che non ti è mai appartenuto anche se di anno in anno diventa più vecchio e affascinante, sei tu e chi ti ha detto che un sogno è solo una porta socchiusa sull’infinito e sul vuoto che ogni illusione racchiude e trasforma, distrugge e ama, assolve e maledice, ogni illusione che il nostro cuore soppesa, perché ci siano ancora sorprese negli angoli bui, perché ci siano ancora ferite da portare con noi e ricordati sempre di essere vivo, lungo le strade del mondo, nei vicoli ciechi, fra le mura di una prigione che ti abbracciano strette perché le hai credute così tanto reali da volerle distruggere, alza lo sguardo oltre i confini di questo momento, ci sono solo riflessi, milioni di essi, poi un gemito, forse un sospiro, una preghiera, un sussurro e infine solo uno sterminato silenzio.

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