martedì 4 gennaio 2022

Orgiva #67

 Due mondi, due universi si stavano sovrapponendo ed erano i nostri occhi, con le loro galassie di segreti e misteri - E c’era un’altra vita che avevo tenuto nascosta, perfino a me stesso, in modo che fosse un altro a compiere azioni proibite in mio nome, nessuno, in modo che ci fosse un doppio con il mio corpo, il mio cazzo, con le mani legate dietro alla schiena, i segni viola, i lividi di ogni errore che portavo con me, un ricordo, una magnifica e inquieta ossessione - Quanti melodrammi recitavamo io e Sara, a casa, per le strade, nella camera da letto e poi nei bar, quando l’alcol iniziava a fare effetto, luoghi che diventano un teatro perfetto per le nostre esplosioni di rabbia, passione, desiderio, odio, potevamo vedere le nostre emozioni prendere possesso di noi stessi, così frementi, intense, devastatrici, violente - E Chaz era ancora ubriaco, di mattina, seduto a un tavolino fuori del bar italiano, a bere birra e brandy per colazione e Tim gli si avvicinava, quasi senza peso, posava la custodia lurida del suo violino per terra, accanto al tavolino, si sedeva e si metteva a parlare con Chaz, chissà di cosa, pensavo, la prossima sbronza? Come trovare i soldi per farsi una pera? Chaucer? Bach? Schopenhauer?

Wibbs mi indicava una bizzarra e primitiva struttura di pietra, poi me ne spiegava l’origine, eravamo in un sogno e io lo ascoltavo e annuivo, poi c’era una fila di persone in marcia, nella penombra del fianco di una collina e una prospettiva all’interno del mio sguardo che cambiava in continuazione, da tridimensionale a piana, da piana a tridimensionale, avremmo di nuovo fumato changa e avuto visioni, c’era la presenza di un uomo defunto all’interno di un’armadio nella casa dove viveva Sara e la morte sorrideva e aveva mosche che le ronzavano sul capo in attesa che io la riconcessi e la salutassi con un cenno della mano, per poi sedermi da qualche parte, in silenzio, a bere con lei.


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