martedì 28 giugno 2016

le alte torri #50


Erano iniziati gli sgomberi, i poliziotti vestiti di nero prendevano uomini e donne per le gambe e le braccia e li trasportavano, corpi pesanti e inermi, li scaricavano da qualche parte, perché venissero dimenticati, perché se ne perdesssero le tracce. Alcuni campi erano stati bruciati e nel cielo, al tramonto, in lontananza, oltre le torri e le immagini impossibili di una città, si vedevano levarsi verso l’ultima luce del giorno minareti di fumo denso e scuro, i bambini si prostituivano davanti alla stazione, altri vendevano sostanze sconosciute, non doveva passare molto, altre tende venivano piantate, altri uomini e altre donne, vestiti di stracci, denutriti, immagini al microscopio di un virus che si moltiplica, lingue mai ascoltate riempivano le strade di suoni antichi - ero seduto con Papa, all’interno di una stanza mentale, fumavamo marijuana e bevevamo tè alla menta, Papa disse che dio era energia, che bisognava imparare a sentire, trattenere, usare quell’energia che dio continuamente riversava dentro di noi, il mese del digiuno era iniziato, la notte e la luna, si accendevano fuochi per le strade, i poliziotti non avrebbero potuto mandarli via tutti, continuavano ad arrivare, si moltiplicavano le bocche e gli occhi, la prospettiva che portava dal quartiere alla stazione diventava infinita, punti di fuga verso realtà parallele, in ogni mondo un’inferno, in ogni inferno la natura stessa di una possibilità.

Scendiamo nel tunnel, l’aria diventa più fresca, i richiami degli uccelli tropicali riecheggiano tra le fredde pietre, in profondità, un lungo corridodio, ci sono delle celle, una dopo l’altra, in ognuna di esse, appese alle pareti, immagini che vanno a colpire gli occhi, liberandosi dai supporti in cui sono imprigionate, ogni cella è una stanza mentale, in ogni stanza mentale è presente l’immaginario di una persona, le sue visioni, la sua follia. In ogni cella è rinchiuso un uomo con le sue creazioni, con le sostanze che lo seducono e stordiscono, bottiglie di alcol puro al novantacinque per cento mischiato con succo d’arancia, sorsate di napalm, gli occhi liquidi, i manifesti russi degli anni venti, le matrioske ke si inkulano in un karcere kazako, l’odore della marijuana nel corridoio, scene di violenza sessuale, sadomasochismo, istruzioni per un perfetto atto di sodomia maschile, le bambole del Giappone, gli antichi demoni balinesi che danzano, le distorsioni visive, la psilocibina, le enormi deformazioni di aborti mai nati, feti primordiali, sfere di suono elettroniche rimbalzano da una cella ad un’altra, alcuni uomini sono intrappolati nelle immagini, provano ad evadere, condanne a morte ed ergastoli psichici, le atrocità del sesso, falli enormi si intrecciano e si surriscaldano, violacei e pulsanti, fino ad esplodere in sborrate atomiche, il fungo nucleare, le cappelle al plutonio, i mostri con la testa a forma di pene ghignano, tirano dalla bocca/uretra enormi strisce di cocaina – si toccano, si strusciano, producono calore bianco che cola come lava, organi genitali in primo piano, ogni stanza mentale è un passaggio in un antro di demenza e pazzia, sottoterra i vermi in divisa hanno scavato i loro cunicoli, alcuni sono inaccessibili, portano troppo lontano, oltre i limiti del subconscio, sarebbe impossibile uscirne, tornare indietro – chiedo alla persona che mi accompagna di riportarmi verso la superficie, lui sorride, i suoi occhi sono mandala concentrici, bagliori azzurri, vortici marini, mi sorride un’altra volta, poi scrolla le spalle e mi fa segno di seguirlo.

L’immagine di un uomo sdraiato accanto ad una donna, l’uomo si alza, nudo, ha un’erezione senza che il cazzo venga toccato, l’uomo si gira verso l’obiettivo, l’uomo eiacula in filamenti d’argento.


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