giovedì 30 giugno 2016

dream #28

Sono davanti al mio mac book air e lo inizio a toccare, è morbido, come se fosse fatto di gomma, lo posso modellare con le mani, creo architetture impossibili di chiese gotiche in miniatura, il suo colore è lucido, in alcuni momenti brillante, della forma originale del portatile non rimane più nulla, provo allora a farlo tornare come prima ma  il mac continua ad essere duttile e i miei tentativi falliscono, mi guardo le punte delle dita e dei filamenti del materiale di cui è fatto il computer mi sono rimasti attaccati, appiccicosi, allora provo ad amalgamare quella massa gommosa ormai informe e ne esce fuori una specie di pagnotta, argentea e lucente, la poso all’interno di una strana macchina e quella si solidifica, la osservo, punti di luce continuano a splendere sulla sua superficie.


Ballavo con Flore e sentivo il suo corpo stretto al mio, non conoscevo i passi ma mi lasciavo guidare, gli occhi chiusi, era l’ultima notte dell’anno e non avevo nessun posto dove andare, poi l’incontro con una persona con cui avevo litigato e ancora una spiacevole sensazione nel rivederla, lui si passa la lingua sulle labbra accusandomi di qualcosa, gli dico che le sue parole non sono vere, rimango da solo in una casa, ci sono due piatti su una tavola vuota, chiamo Flore, busso alla porta del bagno, lei esce, mi chiede cosa dobbiamo fare, nulla, le rispondo, perché ogni nostra azione è destinata a svanire.

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