martedì 15 novembre 2016

dream #45


Una donna somala mi accompagna per i vicoli di un quartiere, i palazzi intorno sono fatti di mattoni e c’è molta sporcizia sull’asfalto, stiamo andando da un dottore, uno psicologo credo, lei mi dice che devo parlarci, l’argomento dovrebbe riguardare le sue figlie, una di loro mi aveva baciato su una guancia, poche ore prima, sulle scale del centro di accoglienza – continuiamo a camminare, non c’è molta luce e il quartiere non sembra sicuro, lei intuisce la mia preoccupazione e mi dice di stare tranquillo, arriviamo davanti ad un ennesimo edificio di mattoni, ci sono delle transenne e due ragazzi eritrei o somali appoggiati ad una di esse, mi avvicino a loro, la donna somala rimane in disparte, senza seguirmi, mi saluta con la mano – dico ai ragazzi che devo entrare nell’edificio, loro mi guardano in una maniera strana, rimangono silenziosi e mi lasciano passare, attraverso una porta aperta, c’è uno stretto corridoio e un’altra porta sulla destra, la apro ed entro in una piccola stanza, ci sono due scrivanie e due uomini seduti dietro di esse, sono più grandi di me, li saluto in italiano, poi continuo a parlare in inglese con quello alla mia sinistra,  gli chiedo scusa per l’errore, il dottore sorride, rimango in piedi e gli racconto qualcosa della mia vita, lui ascolta, mi fa qualche domanda, è gentile e rassicurante.

ci sono dei giornalisti e dei fotografi fuori dal centro di accoglienza, in un piazzale, mi avvicino ad uno di loro, credo sia francese, gli chiedo se vuole sapere la verità su quello che sta succedendo dentro al centro, ho tante cose da raccontargli, lui mi dice di seguirlo, ci allontaniamo un po’ e mi scatta una foto, il mio sguardo trafigge l’obiettivo.

fuori dal centro di accoglienza, cammino per dei vicoli, mi si avvicinano un paio di ragazzi, uno sguardo di intesa, il linguaggio speciale della droga, scuoto il capo, loro continuano a seguirmi, torno da dove ero venuto, camminando più velocemente.

un paio di uomini sudamericani stanno suonando la chitarra in una stanza, in un’altra, durante la notte, due uomini stavano avendo un rapporto sessuale, facendo giochi bizzarri, uno di loro era un mio vecchio amico, ero sceso dal letto ed ero uscito fuori dalla camera, avevo incontrato una bambina e insieme avevamo camminato intorno al centro di accoglienza – i due sudamericani finiscono di suonare e aspettano che qualcuno metta dei soldi nel piatto vicino ai loro piedi, gli dico qualcosa, prendo la chitarra, esco dalla stanza e mi ritrovo in una specie di cortile, mi metto a suonare su una panchina, faccio qualche pezzo, seguendo l’ispirazione, quando alzo lo sguardo ci sono parecchie persone intorno.


sono in un porto nell’attesa dell’arrivo di una nave, un viaggio in macchina fatto con una famiglia per arrivarci, aspettiamo dentro un edificio con grandi vetrate, il cielo grigio fuori, le risate dei bambini, sono seduto a guardare il mare, ascolterò la tua voce solo perché possa svelarmi i suoi segreti, osserverò il tuo volto solo perché ci siano ancora lacrime che righino il mio.

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