mercoledì 9 novembre 2016

Cymru #11




Paesaggi acidi, con le nuvole che sembravano respirare e i colori che risplendevano, le schegge di luce sulla superficie del mare e ancora i ricordi che arrivavano come onde insieme alla loro tristezza, ultime memorie da cui dovevo liberarmi, contando i giorni per sapere quanto ci avrei messo, l’avevo fatto così tante volte che ormai avrei dovuto essere abituato ma il mio cuore continuava ad attaccarsi, a creare legami, che poi, inevitabilmente, ero costretto a distruggere.
Suonavo la chitarra davanti a un fuoco dopo aver fumato una mezza canna di ottima erba, ridevo, una donna molto più grande di me cantava, poi le ho dato la chitarra e sono rimasto ad ascoltarla, guardando le fiamme danzare, i cerchi di rocce, gli antichi rituali, le partenze in cui accompagniamo qualcuno che forse non rivedremo mai più, i momenti perduti e ritrovati, osservavo il presente e ancora qualcosa mi sfuggiva, scivolava fra le dita e si allontanava nel flusso di questa vita, stavo imparando ad accettare ogni cosa, ogni incontro, ogni attimo senza volere nulla per me, ero scomparso nelle città, ero diventato un’ombra, ero un corpo misterioso nei boschi, mi trasformavo in uno spirito invisibile e dionisiaco, i grappoli di uva che ti scendevano nei seni, i tuoi sorrisi, le labbra, non ricordavo neanche più l’ultima volta che avevo baciato una donna.

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