mercoledì 2 novembre 2016

le alte torri #63


Immagini di corpi morti nella mente, stesi per terra, ancora sanguinanti – i movimenti al rallentatore di un uomo armato con il volto coperto, gesti precisi, automatici, impressi nei nervi e nei muscoli – addestramenti e ripetizioni, una seconda pelle, letale e pericolosa, gli occhi da rettile, le pupille come fessure – le scariche dei kalashnikov, le figure che cadono, le urla, la paura. Gambe in fuga nella città, di notte, le luci dei lampioni, coniche e arancioni, delimitano spazi di orrore, il coltello sulla gola, il taglio, rossi arabeschi nell’aria fredda. Azioni e attacchi, l’idea di una mente, l’idea di qualcuno che abbia organizzato, creato contatti, disegnato mappe, una mente nascosta, in connessione psichica con altri cervelli, pronti ad attivarsi, a ricevere ordini, ad eseguire. Sostanze per il controllo del panico, per le giuste scariche di adrenalina, sostanze provate, sperimentate, sostanze misteriose, iniettate, nascoste, ricercate.

Chiuso nella stanza, da diversi giorni, le siringhe vuote sparse sul pavimento, gli echi che sbattono contro le pareti, si era varcato un limite, attraversato un confine, nessuno mi aveva più chiamato, nessuno mi aveva detto più niente, esistevo in una solitudine pura e glaciale, attraversavo le ore, il calore bianco nelle vene si diramava in ogni singolo atomo del mio corpo, spinte trascendentali verso l’alto, ogni atomo un mondo, ogni mondo una manifestazione ardente del caos, colori caldi, oscene geometrie falliche, poi cadute nell’astinenza, caverne di ghiaccio e tremori di vetro – al di là dalla finestra i riflessi e i bagliori di una società che stava morendo, lanciando ultimi, disperati gridi per sopravvivere. Non sarebbe rimasto nulla ad aspettarmi lì fuori. Iniziai a respirare in maniera ritmica, ero una porta, solamente una porta, che si apriva e chiudeva. Ad ogni respiro. Ad ogni respiro. Entrai dentro. Per le strade non era rimasto nessuno, le ultime voci dei fuochi, a cullare i cadaveri e le loro ombre di morte.

Nessun commento:

Posta un commento

freewheelin' #82

  Le notti diventavano più brevi e il sonno si popolava di sogni e fra le loro storie c’eri anche tu, il tuo volto e il tuo corpo ma non i t...