venerdì 4 novembre 2016

le alte torri #64



Faceva freddo e l’aria diventava vapore appena usciva fuori dalla bocca, meglio non parlare, tanto non c’era più nulla da dire, la pillola blu ballava sulla punta della lingua, feci scivolare la testa all’indietro e la pillola seguì quella traiettoria obliqua fino alla gola, poi scese giù, perdendosi in un percorso invisibile – fumai una sigaretta, le mani mi si stavano gelando, luci viola e azzurre proiettate contro un muro, la polvere si muoveva nel fascio di luce, ci misi una mano davanti, un’ombra gigante con cinque dita apparve sul muro, contai all’indietro, lo zero era un pugno, lo rimisi in tasca, la violenza era una rivoluzione per gente arrabbiata, avevo le mie pillole, le sostanze, le porte, i passaggi, i mondi che si moltiplicavano oltre lo specchio, gli infiniti volti, un susseguirsi di età, chiamai ad alta voce il mio nome, un uomo vestito di nero mi indicò una direzione, senza parlare, solo il suo braccio destro alzato nel buio, tirai su con il naso – una luce blu arrivava, allargandosi in maniera prospettica, nasceva nel suo punto di fuga, si alzava e si abbassava, un piano visuale che tagliava figure nere, immobili e remote – una superficie di visione che iniziò a diventare ondulata, sembrava di essere sotto l’acqua, in un fondale marino, provai a camminare, a dirigermi verso la luce, origine e fine – non riuscivo a muovermi in avanti, ogni passo si posava sull’orma immaginaria di quello precedente, come se marciassi da fermo, la pillola nera, che non avevo assunto, iniziava a fare effetto – mi ritrovai in un altro spazio, industriale, in rovina, sulle pareti c’erano disegni misteriosi dai colori che diventavano sempre più brillanti, intensità cromatiche e pulsanti, vive, un teschio, su uno dei muri, ghignante, sul pavimento splendevano circonferenze concentriche rosse, blu e arancioni, mi ritrovai nel loro centro, cominciai a sprofondare, come risucchiato, le circonferenze iniziarono a muoversi, spirali psichedeliche, la velocità che aumentava, i colori si fecero confusi, lo spazio cambiò la sua forma, la sua densità, altre dimensioni e rotazioni su qualsiasi asse – sentivo che stavo perdendo le mie proporzioni, trattenni il respiro nel momento in cui passai dall’altra parte – un risveglio invernale, in un letto vuoto, in una stanza con linee in movimento, guardavo con curiosità l’interno di quella sfera mentale, pensieri in frantumi, schegge di memoria esplose, cercai di addormentarmi, un uomo venne a chiudere una porta che nessuno aveva mai aperto, prima di entrarci e non fare più ritorno.


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