giovedì 17 novembre 2016

Lake District #1



Nelle città ero un’ombra, un’immagine oscura dai riflessi confusi, una forma dai contorni neri che si aggirava nei vicoli, lo sguardo basso e il bisogno, anelli di costrizione e controllo, l’odore del cuoio e le maschere grottesche fatte di legno e piume. Fuori dalle città, tra i campi e le colline, guardavo le montagne e la loro magica presenza, poi ero a una festa notturna, con i fuochi e la birra, l’erba da fumare, i corpi che ballavano, i baci sulle labbra come saluti, così dolci, con due donne più grandi di me.
Nei momenti in cui smettevo di chiedere, di sperare, di pensare al futuro ogni cosa diventava reale e meravigliosa e i doni arrivavano e con essi un senso di quiete, era così difficile abbandonarsi, lasciarsi cadere, respirare con il ritmo stesso della vita eppure era l’unica strada che fosse importante percorrere. Un lago di acqua fredda, i pendii violacei e gli sguardi velati della luce, i ricordi che assumevano le figure delle nuvole, scivolando nel cielo, gli echi dei pensieri sussurrati in una grotta, le rocce lucenti, le speranze come arcobaleni destinati a svanire, così brillanti e intangibili, l’odore dei tronchi e della terra bagnata, c’erano sentieri ovunque in questo mondo e nessun luogo dove andare, perciò, mia cara Alice, che importanza poteva avere il percorso che avremmo scelto?


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