martedì 21 marzo 2017

Bryn Rhyg #7



I dialoghi del risveglio, recitati sulle assi di una mansarda, su un materasso, il rumore dei passi che scendono le scale, lo scrittore ancora addormentato sul divano dove ha passato la notte, una mascherina nera sugli occhi, perché la luce non crei illusioni e ci siano solo le forme di una mente disconnessa dai pensieri, nessuna struttura verbale a costruire le architetture di città di parole e frasi, ci sono voci e la loro percezione è solamente sonora perché il disinteresse protegge lo scrittore dall’ambiguità dei significati, da un passato di echi perduti e lei che esce dalla sauna e saluta lo scrittore e lui ricambia con un cenno del capo e la osserva allontanarsi, perché sembrava che non ci fossero altre possibilità per il suo cuore se non quelle di abbandonarsi a se stesso, sarebbero arrivati di nuovo i colpi sordi e il dolore? Altre parole tenute in gola, altre immagini di una vita che forse qualcuno stava continuando a portare avanti a mia insaputa, l’amore a cui abbiamo rinunciato, la felicità che i giorni hanno cacciato via, una bambina che non sarebbe mai stata mia figlia, perché sapevi che tutti i baci di questo mondo non sarebbero bastati, le mattine in cui ho scritto poesie solo per me, perché ci fosse ancora una voce a ricordarmi che non bisognava mai smettere di lasciare le cose nel luogo in cui le avevamo trovate, tutte le emozioni che non ti confiderò più, a ricominciare ogni cosa dall’inizio ci vuole coraggio, ad ammirare la bellezza di ogni attimo c’è solo il silenzio ad accompagnarci.

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