Nuove superfici, l’acqua immobile di una piscina, i tagli diagonali della luce, il prisma della realtà, il cemento e la terra brulla, gli stessi colori, volumi geometrici aridi e spaventosi. Le ombre disegnate sulle strade, gli zingari seduti sotto le insegne di edifici decrepiti e abbandonati, le distese marine osservate in volo, ferme e brillanti come in uno scatto fotografico. Gin e acqua tonica in un bicchiere di plastica, i pensieri al rallentatore, qualcuno osservava i processi mentali e gli occhi azzurri di una donna, un uomo parlava da solo ad un tavolino. I panetti di hashish provenienti dal Marocco, i racconti di Tangeri, seduti a bere tè alla menta, gli odori del mercato, le facciate bianche delle case, le ringhiere di ferro arrugginito di terrazzi immaginari. Le sfumature delle sera, il calore della sabbia che affondava nei ricordi, qualcuno chiedeva se la nostalgia fosse un sentimento reale, c’erano profumi a descriverla e notti e attese e tutto quello che ci siamo lasciati dietro: nomi, volti, impressioni. Alziamo gli occhi al cielo, le stelle e la luna, le stanze dei sogni, le ultime parole sussurrate, lingue sconosciute, le strade che abbiamo abbandonato solo per impararci a camminare.
lunedì 20 marzo 2017
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