venerdì 1 luglio 2016

Bristol #4



Le piccole piante grasse nei loro vasi davanti alla finestra, la realtà all’esterno, da scoprire giorno dopo giorno, le pareti bianche della stanza, le case di mattoni. Alcuni alberi avevano già i loro piccoli fiori, li osservavo, complessi e meravigliosi, creazioni perfette di una coscienza superiore, li tenevo nella mia mano, così delicati e fragili, il loro odore, come il ricordo della tua pelle di ragazza. Camminavo di notte, lungo vie sconosciute, mentre i luoghi visti nei giorni precedenti iniziavano a trovare una loro collocazione nelle mappe mentali, a volte si sovrapponevano a quelle oniriche, creando nuove direzioni. Due vecchi alcolizzati seduti in un pub, bevono una pinta di dark side, la mia voce rallentata mentre cerco di parlargli. I segni di intesa che ancora non riuscivo a capire, così misteriosi anche se espliciti ed evidenti, i primi contatti visivi, gli occhi azzurri di una ragazza spagnola, le sue gambe velate dalle calze che si muovevano sotto il tavolo, la mia attenzione veniva turbata, rimanevo fisso nel suo sguardo anche se i miei coglioni la pensavano diversamente. Con il tempo si imparava a controllare questo tipo di cose, è un gioco, il teatrino dei gesti e delle parole per scoparsi qualcuna. Una donna inglese all’angolo di una strada, ci guardiamo, una puttana, le sorrido e tiro dritto. Le strade silenziose e i graffiti, l’odore dell’erba, le vibrazioni nel basso ventre ogni volta che riconosco un luogo in cui posso trovare delle sostanze. Sono seduto su una panca di legno all’interno del Full Moon, bevo una three hops, la musica elettronica e una ragazza che esprime tutta la sua femminilità con i suoi movimenti, il modo in cui cerca di sedurre un ragazzo, i suoi baci, le lunghe braccia che fa scivolare dietro al suo collo, c’è qualcosa di ipnotico in quei gesti ed è il modo in cui tutti noi, prima o poi, saremo fregati. Finita quella magia rimarremo a chiederci solamente una cosa, ne è valsa veramente la pena? 

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