Flussi
di pensieri, bianchi e incontrollati, immagini e dissolvenze incrociate, il
silenzio della mattina e respiri profondi, il volto rosso, gli occhi azzurri,
le narici dilatate, la gola brucia, i canti e l’ebbrezza, le rose disegnate
sulla tappezzeria della stanza, i loro movimenti lenti, mentre si staccano dal
muro e vibrano nel vuoto – osservavo la realtà da vicino, migliaia di puntini,
singole unità di nulla che componevano immagini, a volte concrete, a volte
irraggiungibili.
Nel
bosco avevo trovato dei funghi, mentre camminavo, lasciando che fossero
le intuizioni a segnare il sentiero. I funghi avevano il gambo sottile e
finivano a punta, piccoli coni capovolti simili ai cappucci di misteriosi
monaci, li avevo riconosciuti subito o forse erano loro che avevano trovato me,
ne presi cinque, staccai il gambo e mangiai le teste appuntite, non avrei
dovuto aspettare molto.
Seduto
sotto un albero, la schiena contro la corteccia, le foglie di edera, dal
terreno, iniziarono a strisciare verso le mie scarpe, le sfilarono, poi si
attorcigliarono intorno ai pantaloni, dove ricoprivano le caviglie e li
tirarono via. I rami dell’albero si abbassarono, decine di dita legnose mi
tolsero la maglietta e si strofinarono sul petto, avevo i capezzoli duri e
violacei, sentivo il muschio che era cresciuto sui rami solleticarmi la base
dei coglioni, mi alzai in piedi, ebbi una erezione, il cazzo diventava rigido e
nodoso, caldo, venni colpito da fasci di foglie, era ortica, pochi attimi e il
mio corpo iniziò a bruciare, energia rossa in movimento, eccitazione sfrenata,
le foglie si strofinarono sulla punta del cazzo, ormai teso come un bastone, la
rugiada cadeva lieve a gocce, dall’alto, evaporando nell’istante stesso in cui
toccava la mia pelle infuocata, piacere e dolore, piccole rocce aguzze uscivano
dalla terra umida, sotto i miei piedi nudi, mentre cercavo di camminare, ho
raggiunto una grande pietra, vicino ad un ruscello, sono entrato nell’acqua
fredda, gelida, il mio corpo si è trasformato in vapore, immagini di arcobaleni
in controluce, migliaia di scintille come occhi - steso sulla grande pietra, il
calore sulla pelle, il corpo cambiava continuamente colore, una nuova erezione,
un nuovo tronco, una nuova vita, l’energia azzurra spingeva verso il cielo, il
calore entrava nel corpo, l’estasi dorata, sentivo fluire il calore, concentrarsi
nel basso ventre, vibrazioni di piacere nel punto di unione tra l’ano e lo
scroto, un ultimo sguardo nel vuoto multicolore, sono venuto in stille di calda
resina, le ho viste colare come ambra liquida lungo le scure venature pulsanti
del cazzo, prima di chiudere gli occhi e tornare da dove ero fuggito.
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